Pubblichiamo nel nostro sito oggi, mentre riceviamo notizia della morte di Vanna Cercenà, l’articolo di Anselmo Roveda pubblicato su Andersen n.323 in occasione del conferimento del Premio Andersen come Miglior Scrittrice nel 2015: è il nostro modo per salutarla e per contribuire a mantenere vivo il ricordo del suo importante contributo alla letteratura per ragazzi italiana.
Ottanta anni appena compiuti, gli ultimi venti dedicati alla scrittura per l’infanzia e l’adolescenza. Un percorso in pacato crescendo fatto di continuità quasi metodica, felicemente parsimoniosa nel proporre narrazioni intense e schiette (da uno a tre libri all’anno, non di più). Una continuità presto premiata dall’affezione sincera dei giovani lettori e da parecchi riconoscimenti. Una scrittrice dal profilo sobrio nell’odierno panorama dell’apparire e del performare, ma assai ben determinata nel portare avanti una narrativa sostanziata da competenza storica e passione civile. Con uno sguardo al femminile, nella storia e nelle arti, costante e esemplare. Lei, fiorentina d’antiche ascendenze dolomitiche, esordisce nel 1992 per una casa editrice, allora, di Firenze – Fatatrac – con Come la stirpe delle foglie, duecento pagine di narrazione sulla famiglia di origine (Cercenà non è solo cognome, è anche il nome di una frazione di Forno di Zoldo in provincia di Belluno). Un libro oggi introvabile che segna però l’avvio di una fruttuosa collaborazione con Fatatrac. Un rapporto durato molti anni, prima con i materiali per il Progetto Intercultura (tra il 1994 e il 2000, se non erro, una decina di volumi, con altri, sulla cultura e l’infanzia del mondo arabo, cinese, rom e curdo), poi con quelli per il Progetto Contromafia e quindi con una serie di apprezzate narrazioni per la storica collana “Nuovi Ottagoni”. È la svolta, l’entrata consapevole nel mondo della letteratura per l’infanzia. Escono A immagine e somiglianza (1998), Il mistero della torre saracena (1999), Mai più crociate (2000), Quando soffia il vento delle streghe (2002), Sharif e il leopardo afgano (2003). I temi sociali e l’attualità, dall’intercultura alla clonazione, iniziano a compenetrasi con altri interessi declinati in letteratura: la storia – sfondo dei volumi del 2000 e del 2002 – e la scrittura d’indagine e mistero – e forse non a caso nel 1999 un suo racconto per adulti viene segnalato, e pubblicato, nell’ambito del concorso “Esperienze in giallo” di Fossano.
Anche le ultime due opere siglate per “Nuovi Ottagoni” di Fatatrac hanno la Storia protagonista: ne Il corriere dell’arcobaleno (2004) ci ritroveremo nel Trecento a percorrere la via Francigena insieme al giovane Lorenzo, postino ante litteram, mentre nell’intenso Qui Radio Londra (2008) trascorreremo gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale sulle Alpi orientali.
Nel frattempo per Cercenà si aprono le porte di altre collaborazioni editoriali. Pubblica due volumi (La danzatrice tibetana, 2003; L’enigma del quadro, 2010) con Manni ed entra nel prestigioso catalogo EL/Einaudi Ragazzi. Per l’editore triestino escono una decina di opere: romanzi di crescita (Sulla soglia, 2003; Viaggio verso il sereno, 2006; Camping blu, 2011), un paio di testi per la collana “ Lettere e diari” e soprattutto narrazioni di vite di donne – tra Storia, biografia e determinazione di genere – dedicate a Rosa Luxemburg (La Rosa Rossa, 2004), all’imperatrice Sissi d’Austria (La più bella del reame, 2005), ad un’artista messicana anticonformista come Frida Kahlo (2006) e a una tormentata icona del cinema americano come Marilyn Monroe (2008), per lo più nella collana “Sirene”.
Nel 2012 infine, oltre a un’uscita nella collana “Carte in tavola” di Fatatrac con I bambini nascono per essere felici, inizia la felice collaborazione con le edizioni Lapis di Roma. Ancora storie di donne tra invenzione e cronaca del tempo: Agatha Christie e il fazzoletto cifrato (2012), intreccio che ben combina le passioni dell’autrice (storia, biografia femminile, giallo) e Matilde di Canossa e la freccia avvelenata (2014). Ma, sempre nella collana “Sì, io sono” come Agatha e Matilde, troviamo anche le vicende di un maschio quattordicenne destinato a diventare ben noto: Marco Polo e l’anello del Bucintoro (2012). E ancora due romanzi appassionati e lievi, utili a incontrare la Storia: Tre amici in fuga (2012) ci porta ai tempi della Reconquista per proiettarci in un’avventura serrata e mediterranea, da Granada a Costantinopoli; Non piangere, non ridere, non giocare (2014) invece ci conduce alla scoperta di una storia recente e poco conosciuta: la vita, fatta di nascondimenti, dei migranti italiani in Svizzera.
In questa carrellata bibliografica non sarà difficile rintracciare come la tensione narrativa di Vanna Cercenà sia anche restituzione di tensione civile fatta di impegno sociale e democratico. L’autrice guarda alla storia tenendo forte l’angolo visuale del femminile, troppo a lungo stralciato; indaga biografie più o meno reali, ora illustri ora minime, capaci di innestarsi nella grande Storia. Eppure sceglie prospettive ai margini della Storia; sceglie chi non si converte al cristianesimo nella Granada del 1492, chi è tacciato di stregoneria nelle Alpi liguri del XVI secolo, chi è costretto a nascondersi perché senza permesso di soggiorno nella Svizzera di qualche decennio fa, chi è in fuga sul Danubio sognando Palestina o chi durante la Seconda Guerra Mondiale non è ancora consapevole dell’orrore. Sceglie la frontiera, il turbamento, la sconfitta e poi la nutre di possibilità, parla insomma di attualità senza dover scendere sull’oggi. Basta la storia, dovrebbe bastare la storia, a offrire riflessione sull’oggi. All’oggi Cercenà pensa già nel suo impegno pubblico, mi piace qui ricordare la sua attività in Writers With Children, gruppo di autori a favore del riconoscimento del diritto di cittadinanza per i bambini stranieri nati in Italia.
Infine si potrà dire che Vanna Cercenà, come ogni autore che si rispetti, ricompone un mondo narrativo possibile nutrendolo delle proprie passioni, anche quelle lievi, addirittura private. Si pensi alle ambientazioni, la montagna bellunese a far capolino in Qui Radio Londra, o, forse, azzardo, a Il corriere dell’arcobaleno a far trasparire una qualche confidenza con la storia postale. Non so se esiste relazione tra quella narrazione e l’aria di casa che Cercenà deve respirare con la filatelia, certo è che nelle sue rare incursioni fuori dalla letteratura per l’infanzia (ricordavo prima un racconto giallo di fine anni Novanta) troviamo un’imponente opera, apprezzatissima tra gli specialisti, in due volumi curata con Mario Carloni: Storia postale del Dodecaneso (2006- 2007). Toccherà recuperarla.