ILLUSTRAZIONE

Tre domande a Catherine Louis di Anselmo Roveda

Catherine Louis

Catherine Louis è un’illustratrice svizzera, ospite in questi mesi della residenza d’artista del Circolo Svizzero di Genova. Mentre lavorava alla copertina di Andersen di novembre n. 367, l’abbiamo incontrata nel suo atelier per dialogare con lei di libertà, tecniche e senso. L’articolo di Anselmo Roveda, che approfondisce l’opera di Catherine Louis, è pubblicato nella rivista di questo mese (abbonati o acquista la copia), qui pubblichiamo un piccolo assaggio in forma di intervista con una gallery dello studio genovese. L’illustratrice sarà ospite alla Locanda delle favole mercoledì 20 novembre per presentare Il mio ABC cinese e Il giardino di nonna Li (L’ippocampo).

La tua ricerca, anche durante l’attuale residenza d’artista, concerne oggi un lavoro intorno alla “macchia”. Cos’è e cosa rappresenta per te la macchia? Quali possibilità espressive offre?

La macchia è stata lo strumento che mi ha liberato da una pratica del disegno molto accademica e in cui mi sentivo bloccata. I miei disegni non erano espressivi, erano belli e basta. La macchia mi ha condotto alla silhouette del personaggio, così ho scoperto un’incredibile espressività. Con questa tecnica si possono inventare personaggi che non arriverebbero mai con la matita. Ma inizio la “macchia”, la caduta di colore, con gli occhi chiusi ed è da questo risultato casuale che mi muovo verso il personaggio, mantenendo la flessibilità del pennello il più libera possibile, per avere la possibilità, fino alla fine, di lasciar accadere qualcosa di casuale sul foglio.

Durante il soggiorno a Genova hai però tenuto anche un diario. Un diario visivo, realizzato tramite incisioni. L’esito, parzialmente visibile sulla copertina di novembre di “Andersen”, è la suggestiva galleria Gênes que j’aime. Cosa hai scoperto della città e di te?

Queste mini incisioni (7,5 x 7,5 cm) sono state il filo conduttore del mio soggiorno. È interessante perché, quando sai che a fine giornata dovrai creare un’immagine, ti guardi intorno diversamente. Ho cercato di ricordare il momento più importante. Poi ci sono stati giorni in cui ce n’erano troppi, quindi ho fatto degli schizzi per avere delle immagini su cui tornare. Mi sono lasciata margini di flessibilità, perché ci sono stati momenti in cui non ho avuto tempo, e infine ho lavorato sulla serie. Il vantaggio offerto dagli schizzi è che riportano alla memoria esattamente il luogo, l’atmosfera, l’odore, i suoni… guardandoli tutte le sensazioni del momento ritornano. Stare tre mesi in una città, con lunghi momenti per sé, permette di pensare, di vivere il presente. È un lusso avere tre mesi per sé, ma bisogna abituarcisi. All’inizio non è facile. È come un motore che si arresta, ci vuole un attimo perché si raffreddi! Mi chiedo perché corriamo sempre. Qui cammino e va bene anche così.

catherine louis

Interno de Il giardino di nonna Li, uscito in autunno per Ippocampo

Parte rilevante della tua produzione editoriale dialoga con l’Oriente, con le sue culture e i suoi immaginari (dal Medio Oriente all’amata Cina). Come sei arrivata a questa ricerca e cosa rappresenta per te?

Quella con la Cina, e soprattutto con la cultura cinese, è una lunga storia. Penso di essere stata attratta dalle immagini di questa cultura da quando avevo 12, 13 anni. Poi ci sono stati molti incontri, e per anni ho praticato anche arti marziali; ma ho sempre pensato che la calligrafia fosse qualcosa esclusivamente dei cinesi. Fui travolta dall’emozione quando un giorno vidi una mostra di pittura e calligrafia cinese e conobbi l’artista… era una donna, nera, americana, di settanta anni, molto estroversa. Diventammo amiche e mi mandò da un calligrafo a esercitarmi in quest’arte; poi andammo in Cina, con lui e dodici studenti, a lavorare per quindici giorni con i grandi maestri della calligrafia cinese. Odio viaggiare come turista, ma scoprire un piccolo pezzo di Cina praticando la calligrafia è qualcosa di eccezionale. Così mi è venuto in mente di raccontare la cultura cinese attraverso storie e leggende. Marie Sellier ha dato parole a quelle storie, offrendo loro ritmo e stile.

In occasione dell’uscita dei suoi libri Il mio Abc cinese e Il giardino di Nonna Li (L’ippocampo) e della presentazione della copertina realizzata per il numero di novembre della rivista Andersen, l’illustratrice Catherine Louis, in dialogo con Anselmo Roveda (rivista Andersen), incontra i lettori alla Locanda delle favole mercoledì 20 novembre (ore 17) per raccontare come nascono le sue illustrazioni tra matite, incisioni e macchie d’inchiostro. Incontro in collaborazione con la rivista Andersen, la Locanda delle favole, L’ippocampo edizioni, Nati per Leggere Liguria. La cartolina dell’evento. Iscriviti all’evento su Facebook.

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