Questo articolo di Mara Pace, nato per raccontare alcuni progetti che portano le illustrazioni fuori dai libri, è pubblicato su Andersen n. 368. Sostieni la rivista con un abbonamento!
Gli abiti di Illustrabimbi, i pupazzi di Liza Rendina, le creazioni di Ilaria Faccioli e le collane di Margherita Abbate: sono quattro progetti che nascono in luoghi e tempi diversi, ma hanno un comun denominatore, che è l’amore per le storie. Non stiamo parlando di merchandising, bensì di produzioni con un cuore artistico e artigianale, che vogliono nutrire prima di tutto l’immaginazione con la loro presenza quotidiana.
Oggetti che affondano le radici nel passato di chi li ideati, nei ricordi d’infanzia, nei giochi e nella passione per la lettura. Cinzia Grassi, bibliotecaria, ha ripreso in mano ago e filo quando sua madre si è ammalata. “È stata lei a insegnarmi i gesti e a trasmettermi la passione” racconta. “Ho così cominciato a cercare tessuti dai colori vivaci, ma che soprattutto raccontassero storie. Sono infatti convinta che l’infanzia debba vivere di fiabe e filastrocche, e che perciò i bambini debbano indossare abiti a loro misura, e non da piccoli adulti. Ho trovato alcune stoffe adatte in Germania e Giappone, ma poi ho pensato che sarebbestato bello produrne di nuove.”
Nei giorni della Bologna Children’s Book Fair, un luogo che ha sempre frequentato come bibliotecaria, ha raccolto i contatti che più la incuriosivano dal muro degli illustratori che tradizionalmente accoglie i visitatori all’ingresso della Fiera. “Il progetto era piccolo e non ave vo molto da offrire, ma tutte le illustratrici che ho contattato hanno risposto con entusiasmo. Dico tutte, perché ho sempre immaginato questo progetto al femminile.” L’idea di partenza era stampare una certa quantità di tessuto da utilizzare per se stessa e la propria famiglia, per poi rivenderne una parte ammortizzando i costi. Quando ha scoperto che non sarebbe stato così facile, il passo successivo è stato quasi automatico: Cinzia Grassi ha cominciato, partendo da cartamodelli già esistenti con il supporto di una sarta, a realizzare e vendere capi d’abbigliamento per bambini.
Illustrabimbi è una collezione che invita a portare con sé le storie più amate, da Riccioli d’oro al Mago di Oz, per riviverle mille volte con lo sguardo. “Vendo solo online (www.illustrabimbi.com), ma sarei felice di trovare qualche negozio disposto a ospitare i miei abiti. Anche se il posto ideale sarebbe una libreria: ho sempre immaginato questi abiti accanto ai libri.” Illustrabimbi, che a oggi conta due collezioni, è in continuo sviluppo e ha già coinvolto nove illustratrici: Valeria Fontana, Francesca Assirelli, Angela Sbandelli, Eleonora Musoni, Anna Laura Cantone, Laura Rigo, Francesca Chessa, Francesca De Luca, Katya Longhi. I tessuti sono certificati nella classe uno di Oeko-Tex ® Standard 100, quindi adatti anche ai più piccoli, atossici anche se succhiati.
L’amore per i tessuti e la curiosità verso altre superfici che possono sostituire la carta sono stati il motore che nel corso degli anni ha spinto Ilaria Faccioli a sperimentare la creazione di pupazzi, magliette, adesivi, carta da parati e numerosi altri oggetti. “Il limite dato dal foglio di carta non è invalicabile. Spaziare oltre vuol dire scoprire nuovi orizzonti” racconta. “Non ho mai abbandonato, però, l’intento originario dell’illustrazione: gli oggetti che realizzo non sono puramente decorativi ed estetici, ma raccontano quasi sempre qualcosa.”
Ilaria Faccioli ha disegnato stoffe per un brand di capi fatti a mano e per un’azienda di prodotti per animali domestici; ora sta lavorando a una prima collezione bambino di un brand made in Italy, e ha sviluppato una linea autoprodotta con idee che spaziano dai calendari di stoffa agli astucci per la scuola. (Informazioni su Ilariafaccioli.it o su Instragram – Ilariafaccioli).
L’attività di Liza Renzina – che realizza pupazzi d’artista con feltro di lana, lana cardata e materiale di riciclo – nasce dall’incontro tra le conoscenze artistiche e professionali e i ricordi dei giochi d’infanzia, tra pupazzi e travestimenti. “Tutto ha avuto inizio dodici anni fa” racconta, “quando ero in attesa del mio primo bambino. È stato un periodo creativamente intenso, avevo dei pezzi di feltro e volevo farne qualcosa per decorare la stanza di mio figlio. Mi sono tornati alla mente bellissimi ricordi della mia infanzia. Passavo le estati dai miei nonni in Svizzera con mia sorella Elena. C’erano i Caran D’Ache nella loro scatola di metallo, le sfilate di moda con vecchi abiti di teatro scovati in soffitta, e mia nonna che cuciva vestiti in miniatura per una piccolissima bambola di porcellana che aveva ricevuto in dono da piccola.”
Le prime creazioni di Liza Rendina erano perciò slegate dal mondo dei libri. Poi c’è stato l’ incontro a distanza con Marco Somà al Picnic Festival di Reggio Emilia. “Marco, che non poteva abbandonare la sua postazione, ha mandato la sua compagna Erika a scegliere dei pupazzi da portare a casa. Dopo un paio di anni mi ha scritto, chiedendomi se avevo voglia di realizzare alcuni animali tratti dalle sue illustrazioni per una mostra. Ho guardato i suoi albi e ho pensato ‘che meraviglia!’. Poi mi sono detta ‘non ce la farò mai!’. Però l’occasione era unica e la sfida grande, così ho accettato.”
Oggi Marco manda a Liza le immagini dei suoi personaggi, soprattutto quando si avvicina una nuova mostra, come a Lucca per il Comics&Games 2019 o l’esposizione da Agrumi Studio a Genova la scorsa primavera, quando Somà ha ricevuto il Premio Andersen come Miglior Illustratore. “Quando Marco mi presenta un personaggio nuovo, non sono mai del tutto sicura di farcela” racconta Liza Rendina. “Voglio mantenere il più possibile lo stile dell’illustratore, ed è qualcosa che richiede tempo e cura.” Una volta che ha realizzato un nuovo pupazzo, sua madre Sylviane confeziona gli abiti con stoffe vintage, usando i ferri e l’uncinetto. Anche in questo caso, accanto ai ricordi d’infanzia, è stato dunque importante il dialogo tra generazioni, il sapere delle mani condiviso e trasmesso.
Prima di inviare i pupazzi verso le loro destinazioni, Liza Rendina li fotografa all’interno di scenari in miniatura, come quando arredava la casa delle bambole dai nonni. Vende quasi esclusivamente online, tramite Etsy, Instagram o Facebook, e realizza pezzi unici su richiesta.
Infine, lasciando stoffe e tessuti, approdiamo alle Collane di Libri di Margherita Abbate della libreria Colibrì di Enna: gioielli di ottone (ma presto anche in legno) con illustrazioni racchiuse in bolle di vetro trasparente. La prima collana è stata realizzata dalla libraia per uso personale, perché voleva portare sempre indosso le copertine degli albi illustrati condivisi con la sua bambina, i più letti e amati, da Una zuppa di sasso (Babalibri) a Il mostro peloso (Emme edizioni), da Rosalina gioca in casa (AER) a Che meraviglia! (Lapis).
“L’idea nasce dall’incanto che ho sempre provato davanti alle illustrazioni, prima come mamma, poi come volontaria di Nati per Leggere e come libraia.” Dal concetto di collana editoriale sono così nate queste collane da indossare: oggetti che raccontano l’amore per i libri, e che peraltro contribuiscono alla sostenibilità della libreria. “Ho cominciato con Il museo immaginario di Gek Tessaro e la casa editrice Carthusia, che hanno risposto subito con entusiasmo e generosità” racconta Margherita Abbate. “E così è stato con tutti gli artisti e le case editrici che ho contatto negli anni successivi.” I soggetti disponibili (come collane ma anche come orecchini) sono a oggi quattordici, e tra questi Il meraviglioso mondo di Cicciapelliccia di Beatrice Alemagna (Topipittori), i racconti della collana Pulce all’orecchio di Orecchio Acerbo, illustrati da Fabian Negrin; Quelli là di Teresa Porcella, illustrato da Santo Pappalardo (Bacchilega) , L’arcobaleno del tempo di Jimmy Liao (Terre di Mezzo) e Rime per le mani di Chiara Carminati, illustrato da Simona Mulazzani (Franco Cosimo Panini). Le Collane di Libri si trovano in vendita alla Colibrì, oppure telefonando a Margherita Abbate (cell. 3483821822).