Le autrici e gli autori per l’infanzia si mobilitano contro le parole e le azioni d’odio e d’esclusione
L’articolo di Alberto Melis è pubblicato sul numero di settembre 2018 di Andersen. Sostieni la rivista con un abbonamento!
“Come autori di libri per bambini e ragazzi esprimiamo una forte preoccupazione per le iniziative assunte recentemente dal Ministero dell’Interno di usare come metodo di identificazione per i minori rom la schedatura delle impronte digitali”.
Iniziava così la lettera aperta promossa da Vanna Cercenà nel 2008 contro la schedatura etnica posta in essere dal ministro Maroni, poi pesantemente stigmatizzata dalla Unione Europea. Una lettera che si arricchì di una filastrocca di Bruno Tognolini, Manine Manette, e che venne sottoscritta da venticinque scrittrici e scrittori, accompagnati da un manipolo di artisti e attivisti che facevano capo al gruppo Everyone di Roberto Malini.
Se Vanna Cercenà non avesse mai scritto la sua lettera, forse l’appello che Andersen pubblica oggi in modo integrale su queste pagine non sarebbe mai venuto alla luce. Perché sono proprio le parole che Vanna scrisse dieci anni fa quelle che ho cercato nelle memorie dei miei pc, allo stesso modo in cui a volte cerchiamo nelle pagine di un libro un brano che ci possa fare da bussola, quando navighiamo controvento e in acque straordinariamente mosse.
Quanto questa mia tensione appartenesse poi a un comune sentire – dettato dal repentino oscurarsi dei nostri orizzonti, in termini di radicale svilimento di quei valori di convivenza civile che consideravamo certi e immutabili – lo testimonia l’immediatezza con cui, alla riproposizione della lettera aperta sulla mia pagina Facebok, e alla proposta, timida, lo confesso, di articolare un nuovo vero e proprio appello, hanno risposto in tanti.
A cominciare da Teresa Porcella, Emanuela Bussolati e Bruno Tognolini, curatori insieme a me del testo dell’appello, da Marilena Pasini, Walter Fochesato, Anna Sarfatti, Dino Ticli, Annalisa Strada, Roberto Piumini, Janna Carioli e poi tantissimi altri, sino a superare ampiamente le cento firme di soli scrittori e scrittrici, illustratrici e illustratori, seguite da altre ancora di “insegnanti e giornalisti, teatranti e artisti, narratori e lettori di ogni età e maestria”.
Diversamente da quanto avvenne dieci anni orsono, quando la lettera di Vanna Cercenà venne diffusa per vie tradizionali, comunicati stampa via posta elettronica e via fax, essendo allora appena agli albori la capillare diffusione di massa dei social media, il nostro appello ha mosso i suoi primi passi su Facebook, con la pubblicazione sulla pagina di un gruppo che abbiamo voluto denominare Scrittori e Illustratori per i Diritti Civili.
A un primo bilancio di questa manciata di giorni così intensi, e delle tante dinamiche sorte dentro e intorno a questa iniziativa, bisogna fare una premessa. Il nostro appello, contrariamente a quanto successe nel 2008, non ha avuto una diffusione all’altezza delle aspettative, soprattutto sui grandi organi d’informazione. Dato, questo, che ha spinto i suoi promotori e i suoi firmatari, vista anche la possibilità che questi tempi difficili possano protrarsi a lungo, a prendere la decisione di continuare a esistere come “insieme” vivo e propositivo, nella consapevolezza di una sostanziale identità di vedute, ma anche delle diverse sensibilità presenti.
Ciò che da subito ha caratterizzato e continua a caratterizzare il gruppo, è la sua capacità di farsi contenitore di istanze e proposte operative. Nella convinzione che per dare gambe e fiato a una visione del mondo che oggi ci appare sotto minaccia, l’appello sia solo un punto di partenza. Da qui l’ideazione di diverse iniziative, che si dispiegheranno compiutamente nel prossimo autunno. A partire dalla bella filastrocca di Janna Carioli, da sventolare idealmente, accompagnata dalla propria impronta digitale, sotto le finestre del “collezionista” del Ministero dell’Interno
L’impronta del lupo sopra la neve/ quella del merlo sul tuo davanzale /rana e castoro sul greto del fiume /e sulla terra la lepre e il cinghiale. / Ma il nostro pollice tu non l’avrai/ perché non sai… o non hai capito / che sotto il sole di ogni paese / tutti i bambini si ciucciano il dito
proseguendo con gli incontri-staffetta a tema suggeriti da Emanuela Bussolati; con l’individuazione di momenti partecipativi da condividere in rete con associazioni, magistrati e operatori che si occupano concretamente di accoglienza, questa la proposta di Teresa Porcella, e soprattutto con una grande iniziativa, ideata da Daniela Palumbo, che sicuramente ci vedrà protagonisti a Bologna durante la Fiera del Libro per Ragazzi.
Proposte per interventi in divenire, dunque, ma anche abbozzi di riflessione che indagano su coni d’ombra e di luce che ci riguardano da vicino. Sul ruolo di noi cantastorie nel corpo vivo della società, innanzitutto, a cominciare dal dato che non tutti gli scrittori per l’infanzia italiani hanno creduto di dover aderire a una iniziativa da alcuni erroneamente definita “ideologica”.
Sullo scrivere e anche su quello scrivere mediocre che secondo Bruno Tognolini può finire per declinare l’intenzionalità del bene nel suo esatto opposto
[(…) Rime e storie valoriali sono facili da fare. Rime e storie valoriali son difficili da fare bene. Rime e storie valoriali fatte male fanno male…].
E anche sulla domanda insistente che pulsa ormai da mesi dentro tutti coloro che assistono a una deriva che ingenera paura e attoniménto.
Cosa possiamo fare?
A questa domanda ha provato a rispondere Beniamino Sidoti, in un post intitolato “Impotenti”. Perché uno dei primi obiettivi del populismo è “ridurre all’impotenza (…) agendo principalmente sul lato simbolico” , anche a prescindere dal vero oggetto del contendere. Che non è mai la crociata contro gli sbarchi in sé stessa, per quante creature affogate venga a costare l’inganno, né la caccia allo “zingaro”, eterno nemico e Altro per antonomasia, né, ancora, le possibili future incursioni su territori quali forse la scuola o forse la cultura.
Per opporsi al sentimento di impotenza, suggerisce Sidoti, occorre prima di tutto comprendere le radici della paura “di chi ci sta intorno”, quella che alimenta il razzismo e l’odio. Occorre scegliere le battaglie nostre e combatterle. Occorre presidiare e fare, insieme agli altri. Occorre ascoltare le storie, oggi anche quelle di chi arriva dal mare. E occorre infine raccontarle, per sciogliere l’incantamento del pregiudizio.
Rifuggendo ostinatamente, mi permetto di aggiungere io, da ogni linguaggio e da ogni parola la cui radice semantica venga capovolta ad arte. Come la parola buonismo, che giorno dopo giorno sembra rigenerarsi negli stessi inferi che poco meno di ottant’anni fa trasfigurarono nel fuoco, e non per modo di dire, il termine pietista, scagliato contro chiunque difendesse le ragioni degli ebrei perseguitati dalle leggi razziali e destinati ai forni di Auschwitz. Il termine pietista è morto all’uso comune. Auguriamoci che non occorrano sofferenze anche lontanamente simili a quelle che la nostra gente e il nostro Paese ha attraversato in passato, per veder scomparire anche la parola buonista.
L’appello di Scrittori e illustratori per i diritti civili:
Questo gruppo nasce per dare forza al seguente appello promosso dalle Scrittrici e dagli Scrittori, dagli Illustratori e dalle Illustratrici per bambini e ragazzi, ma condivisibile da tutti:
Noi scrittrici e scrittori, illustratori e illustratrici per bambini e per ragazzi, abbiamo spesso raccontato il mondo che è stato, con i suoi mille soli ma anche con le sue tenebre: guerre, violenze, persecuzioni, schiavitù e razzismi. Altrettanto spesso abbiamo immaginato mondi nuovi, capaci di sanare le piaghe degli ultimi e di ridare respiro ai principi dell’accoglienza, del rispetto, della cura e della carezza tra esseri umani, a qualsiasi latitudine la sorte abbia decretato la loro nascita.
Per tutto questo oggi non esitiamo a dire forte la nostra costernazione, lo smarrimento, la vergogna per le parole d’odio e di esclusione scagliate da rappresentanti del governo di tutti noi contro i pochi loro: gli immigrati, i rom e tutti coloro che per fini elettorali si spingono con le ruspe nell’antica e sempre comoda sentina dei nemici.
Convinti come siamo che le parole possano pesare e costruire come pietre, o volare e far sognare come piume, ribadiamo la necessità del rispetto fedele e felice della Costituzione, e prima ancora del diritto inalienabile alla piena libertà di ciascuno, uomo, donna e bambino.
Questa pagina è un appello che parte da scrittori e illustratori per bambini e per ragazzi, ma che da qui apre le porte a tutti gli altri, insegnanti e giornalisti, teatranti e artisti, narratori e lettori di ogni età e maestria. Vi attendiamo.
Per l’elenco completo di chi ha aderito e per sottoscrivere l’appello: https://www.facebook.com/groups/180726029281373/
L’articolo è pubblicato sul numero di settembre 2018 di Andersen. Sostieni la rivista con un abbonamento!