Premio Andersen 2024: miglior libro fatto ad arte la quarantatreesima edizione

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Viaggio d’inverno di Anne Brouillard, Orecchio Acerbo

Per la profonda e pacata bellezza delle illustrazioni, capaci di rendere alla perfezione la quotidianità di un viaggio in treno. Per l’attenta e raffinata progettazione cartotecnica. Per un silent book capace di stupirci ad ogni visione.

La recensione di Walter Fochesato su Andersen n. 411 (aprile 2024):

Un leporello (“madamina, il catologo è questo…”) lungo più di quattro metri e stampato su di una faccia. Un silent book che ci racconta un viaggio in treno, nel silenzio ovattato dell’inverno, nel trascorrere delle ore, nel mutare dei paesaggi. Cogliendo frammenti di panorami e frammenti di memoria. E par quasi, una volta terminato di sfogliarlo e, mi raccomando, di averlo guardato con la necessaria, indispensabile lentezza che la storia si riavvolga, che il piccolo treno di una qualche remota linea regionale torni indietro, alla stazione di partenza. Quasi a suggerirci la necessità di riprendere, ancora una volta passaggi e paesaggi. Scoprendo, com’è delle figure, nuovi dettagli e nuove emozioni. Giacché l’opera altro non è che una muta poesia dove ogni lettore potrà trovare le parole e, aggiungo, la musica per accompagnarle. Ombre e luci si alternano in un virtuoso e morbido variare dei toni con un concerto di grigi, neri, marroni, gialli sporchi, rossi amaranto, cerulei scuri, bianchi cotonosi. Si sale sul treno e dal finestrino appena appannato incontriamo piccoli borghi lungo la costa dei monti, pensiline ghiacciate, boschi lividi, il corso di un fiume, vecchie ville vagamente Art Nouveau, la città moderna che via via si fa sempre più impellente, scambi e binari. Il tutto reso con un segno morbido e vellutato, sottilmente evocativo. Non privo, al contempo, di una sua colloquiale e quotidiana solennità. L’indubbio talento di Brouillard, nel catalogo di Orecchio Acerbo, si era già espresso con Nino, vicenda magicamente delicata di un orsacchiotto di peluche scivolato via dal passeggino di un bimbo addormentato. Nasce così, nell’arco di due giorni, una singolare, fervida amicizia fra il Teddy Bear e gli abitanti del bosco. 

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