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Khat. Storia di un rifugiato di Ximo Abadía – trad. di Loredana Serratore, Il Gatto Verde
Per la forza e l’intensità di una narrazione necessaria, esplicita e conturbante, libera da indugi, conformismi e sentimentalismi; per la capacità di rendere immediatamente universale una vicenda particolare, esemplare di un fenomeno del nostro tempo; per l’originale declinazione della forma fumetto in dialogo con l’arte dell’illustrazione.
La recensione di Anselmo Roveda su Andersen n. 409 (gennaio-febbraio 2024):
Leggere questo libro – anche senza sapere nulla della vicenda umana, reale, che l’ha ispirato, né delle migrazioni dall’Africa, né del suo autore materiale – sarà per i giovani lettori (ma non solo per loro) un’esperienza potente e positivamente disorientante. E ciò poiché il volume è capace di accostare con vivace e genuina empatia un tema, drammaticamente perdurante in cronaca e sovente banalmente affrontato in letteratura, comunque ben noto. La storia si dà con ritmo incalzante e misurato a un tempo, veemente e senza edulcorazioni; tale da fa apparire questo romanzo grafico un vero e proprio diario (il sottotitolo ‘journal d’un réfugié’ dell’edizione originale della casa editrice ginevrina La Joie de lire trova lì ragione) e non un’opera essenzialmente di finzione. Finzione, si badi, ispirata però ai fatti, verissimi, vissuti da Natan Getachew, adolescente eritreo approdato, dopo mille peripezie, in Spagna e lì divenuto fonte per l’artista Ximo Abadía, autore di questo splendido e amaro volume. Seguiremo il protagonista, lo svolgere del suo racconto, in presa diretta: dalla fuga dal regime eritreo alla baraccopoli in Etiopia, con una vita di fame e miseria ma pure di giochi e amicizie, fino al razzismo interno, all’esclusione sociale, al carcere e alla nuova fuga, a ricamare i confini del deserto, Sudan, Ciad, Egitto, Libia, con le vessazioni e le violenze che i migranti sono costretti a subire, poi finalmente la partenza per raggiungere l’Europa, i pericoli del mare, i porti chiusi, il peregrinare di paese in paese senza alcuno disposto ad accogliere, quindi l’approdo. Il romanzo finisce lì, oltre la banchina; la vita no. Poco da dire: un libro esemplare, magistralmente realizzato da Ximo Abadía, vero talento narrativo oltreché creatore di pertinenti immagini, qui efficacemente colorate e sporche, incerte e intense, brutali e leggere, intrise di cosciente e sapiente naïveté.
Un consiglio di ascolto, da accompagnare al volume: Hadnetna, traducibile con ‘Unità’, una canzone del 2013 di Yohannes ‘Wedi’ Tikabo, capace di dar voce alle critiche al regime di Isaias Afewerki, a capo dell’Eritrea dal 1993.
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