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La strada ti chiama di Francesca Bonafini, Sinnos
Per la capacità di intrecciare con freschezza e brio le voci di quattro ragazzi alle prese con la vita di tutti i giorni, specchio di una generazione cresciuta in un luogo diverso dai propri genitori e, per questo, in equilibrio tra ambizioni e opportunità. Per una scrittura attenta e coinvolgente, semplice ma accattivante e opportunamente musicale, a tratti sorprendente.
La recensione di Walter Fochesato su Andersen n. 399 (gennaio-febbraio 2023):
Quattro ragazzi nella Toronto multiculturale del 1976: Leonardo, Dimitrios, Oliver, Yves. Le loro famiglie sono arrivate dall’Europa in cerca di fortuna e di una dignità nuova negli anni che seguono la fine della guerra. Inseparabili amici, i quattro tredicenni appartengono ad una generazione che, quindi, è nata in Canada anche se nel lessico famigliare e nei ricordi la madrepatria è ancora viva. Ad esempio Leonardo ha origini venete e Dimitrios è greco. La loro grande passione è incontrarsi nel pomeriggio per giocare a hockey nelle strade del quartiere in cui vivono. E poi ci sono la scuola, i primi trepidi amori, i confusi progetti che via via si affinano ed esigono scelte talora non facili per il futuro, i sogni, le delusioni. Finché tutto non si riassume, durante una gita, nella ricerca di un tesoro e di mappe per cercarlo. Ognuno a suo modo lo troverà e troverà le prime risposte che, per più versi, segneranno la loro vita. Fin qui, in poche parole, la storia e parrebbe che poco accada ma così, per fortuna non è. Giacché il romanzo vive nel perfetto rispondersi e intrecciarsi della vita dei protagonisti, delle loro famiglie e degli altri coetanei e delle ragazze, belle e irraggiungibili, che compaiono sulla scena; alternando malinconie e incertezze, gioie ed esaltazioni, ironie e lampi di comicità. E poi, prepotente, inattesa, felice fa irruzione la musica che contrappunta quasi ogni capitolo. Musica di ogni tipo ma, soprattutto classica da ascoltare e commentare, da scoprire perché, in qualche modo, aiuta a capire sé stessi e il mondo e ci emoziona e ci incanta, ci spaventa e ci fa piangere lenendo le ferite. Verdi e Britten, Bach e Mozart, Gabriel Fauré e Mahler, giusto per far qualche nome. Anche perché, sia pur in forma largamente romanzata, la storia ci presenta la vicenda di Yves Abel, nato giusto a Toronto nel 1963 e fra i massimi direttori d’orchestra internazionali. Ma la vera sorpresa è nella scrittura della Bonafini, attiva sul versante della narrativa per adulti e che per Sinnos aveva edito nel 2018 Celestiale. Coinvolgente e arguta, raffinata e al tempo stesso semplice e accattivante, capace di sorprenderci per una insolita musicalità e per una indubbia ricchezza lessicale e sintattica. Merce rara di questi tempi nei quali non pochi editori mi appaiono spaventati da ciò che appare “complesso” o preferiscono rifugiarsi nel comprare “a scatola chiusa”. E “a scatola chiusa compro solo Arrigoni” per rifarsi ad un vecchio tormentone del Carosello che celebrava le qualità di un noto produttore di conserve alimentari. Non posso che lodare, concludendo, l’intelligenza, il coraggio e il rigore editoriale di Sinnos, dove, ad evidenza, esiste ancora l’antico mestiere dell’editor.
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