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Il nastro di Adrien Parlange, Fatatrac
Per la pertinente abilità progettuale, sempre presente nell’opera dell’autore e qui efficacemente declinata nell’utilizzo di un elemento ormai raro ma canonico, addirittura oltre il paratestuale, come il segnalibro in stoffa, in modo del tutto sorprendente, narrativo e efficace nell’incontro con lettori d’ogni età.
La recensione di Mara Pace su Andersen n. 388 (dicembre 2021):
Tra gli ultimi libri gioco arrivati sui nostri scaffali, merita sicuramente un’attenzione particolare Il nastro (Fatatrac) di Adrien Parlange, un titolo nato da un’idea tanto semplice quanto efficace, che prende spunto dall’oggetto libro, e in particolare dal nastro fissato alla rilegatura del volume, che storicamente ha sempre avuto la funzione di aiutarci a tenere il segno durante la lettura. In questo caso il nastro diventa titolo ed entra a far parte dell’illustrazione come elemento narrativo, aiutando le immagini a prendere vita. In copertina è il nastro di una ginnasta, nel frontespizio è semplicemente il nastro del titolo, poi comincia a trasformarsi: diventa il filo di un palloncino o di un aquilone, la corda su cui cammina il funambolo, la lingua di un serpente o la coda di un topo, talvolta aiuta a fuggire di prigione o causa piccoli incidenti, segna vittorie e sconfitte, dà voce all’ispirazione e narra l’inizio di un viaggio. Il nastro è un libro che si può usare in tanti modi diversi: per stupire, per narrare storie, per giocare a immaginare altre possibili trasformazioni […].
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