Katherine Rundell
LA RAGAZZA DEI LUPI
Rizzoli
Per il ritmo della narrazione, avvincente e sostenuto, che cala il lettore nel territorio selvatico dell’avventura. Per la caratterizzazione, pensata e riuscita, di una protagonista di giusta complessità. Per la scrittura di un romanzo capace di rendere con grande suggestione un contesto storico poco rappresentato senza rinunciare alla dimensione fiabesca.
La recensione di Daniela Carucci su – ANDERSEN 341 (aprile 2017)
Ho avuto per qualche giorno tra le mani Il lupo e il filosofo. Lezioni di vita dalla natura selvaggia di Mark Rowland. Un libro di etologia umana più che lupesca, portatore di riflessioni sorprendenti. Poi, è arrivato La ragazza dei lupi di Katherine Rundell, bello già dalla copertina di Gerlev Ongbico su cui si staglia una misteriosa figura dal mantello rosso che cavalca un lupo nero. L’ho aperto con grande curiosità e con la sensazione di essere tra i lupi già da un po’. L’ho chiuso con dispiacere, come succede tutte le volte che devo lasciare un mondo che mi ha coinvolto profondamente. La storia è quella di Feodora, abitante della foresta russa all’inizio del ventesimo secolo, apprendista “soffialupi”, arte di cui sta imparando tutti i segreti dalla madre, perché essere soffialupi non è facile, significa ridare la libertà a lupi ammaestrati e imbellettati dalla nobiltà russa, vuol dire farli tornare selvatici: ai boschi, al freddo, alla fame, alla paura verso l’uomo. A un certo punto però l’esercito dello Zar non vuole più saperne e si organizza per lo sterminio di animali e soffialupi. È così che la madre di Feo viene arrestata dallo spietato generale Rakov, e la loro casa bruciata. Feo, invece, riesce a fuggire, e con lei il suo branco di lupi con cui si metterà in viaggio per salvare sua madre insieme a Ilya, giovane soldato disertore. Da quel momento incontrerà il mondo oltre il bosco, conoscerà creature diverse dai lupi e si unirà alla lotta di Alexei, a cui l’esercito sta dando la caccia: “Rakov si sta prendendo il nostro futuro”, le dice lui per convincerla a stare dalla sua parte, “e il futuro dobbiamo proteggerlo: è qualcosa di fragile il futuro, merita tutto l’aiuto possibile”. La storia di Feo si unisce, infine, alla storia di tanti altri e riesce a cambiare quello che molti chiamano destino. “Adesso preferisco essere audace. Una persona non può farlo, non da sola, ma tutti insieme, noi bambini possiamo riprenderci noi stessi”, dice Feo prima della battaglia. Un libro scritto con parole che entrano dentro la pelle, una fiaba che sa di antico e profuma di selvatico, che racconta con forza e bellezza che non tutto è deciso e che si può lottare perché “i bambini, come i lupi, non sono fatti per condurre una vita tranquilla”. E, forse, neanche i “grandi”.