L'ARTICOLO DEL MESE

Non ditelo ai grandi di Anselmo Roveda

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Settimana del libro e della cultura per i ragazzi: la vera novità di Bologna 2014. Un’occasione per promuovere la cultura per l’infanzia in una fase storica di ignoranza, arretramento e piccole barbarie: da Venezia a Parigi.

“Non ditelo ai grandi”, si chiamerà così, come un volume di Alison Lurie (Don’t tell the Grown-Ups: The Subversive Power of Children’s Literature, 1990; trad. ital. Non ditelo ai grandi, Mondadori 1993), la vera novità della Fiera di Bologna 2014. È questo, infatti, il titolo scelto per la Settimana del libro e della cultura per i ragazzi, iniziativa legata alla Children’s Book Fair e nata in accordo con AIE e Centro per il libro e la lettura. Si terrà al padiglione 33 dal 22 al 27 marzo, i primi due giorni ingresso per le famiglie, i restanti per le scuole e gli operatori della lettura.
Un’occasione davvero speciale: l’apertura della Fiera più importante del settore – storicamente “vietata ai minori” nei corridoi professionali – verso i veri destinatari dei libri: i bambini, i ragazzi e i tanti adulti impegnati nella promozione di percorsi con e intorno ai volumi più amati. Sarà una festa lunga una settimana e con tante opportunità: libreria internazionale, incontri, mostre, convegni… Al centro sempre il lettore, il giovane lettore. Finalmente. Un novità che arriva in un momento importante. In barba alla cronaca che nelle ultime settimane non ha mancato di evidenziare la fase storica di ignoranza, arretramento e piccole barbarie a proposito di cultura e infanzia.
Ignoranza: perché ancora una volta larga parte del mondo adulto, ahinoi pure nella filiera del libro, dimostra di non conoscere la letteratura per l’infanzia – spesso tutta inclusa nella categoria “favole” – e quindi non ne riconosce il valore; letterario certo, ma anche educativamente e evolutivamente sovversivo (a proposito di Lurie).
Arretramento: perché lo stato di confusione e crisi, e qui non si parla solo di dati numerici e contesti economici che pure fanno tremare più d’uno, è viepiù palese anche intorno alla cultura della e per l’infanzia; ne sono spia inquietante alcuni segnali che rubrichiamo qui sotto alla voce “piccole barbarie”, dove piccole non vuol dire poco gravi o minute bensì grette.
Piccole barbarie: perché questo sono alcuni accadimenti recentemente occorsi. Ne vediamo tre, in accenno, procedendo da sud a nord.

Roma, prima metà di dicembre. Il premier Letta (mentre andiamo in stampa si è dimesso da poche ore) in sede di conferenza stampa del piano Destinazione Italia annuncia “la detrazione fiscale del 19% del prezzo dei libri, un punto importante che ha a che vedere con la diffusione dei libri e della cultura”. Promette 50 milioni di euro. A metà febbraio sappiamo come è andata: avanti e indietro, balletto d’aragosta, presunte compensazione, altra occasione persa.

Venezia, primi giorni di febbraio. Una mail della libreria di Mestre, Venezia terraferma, “Il libro con gli stivali” ci avvisa di una notizia proveniente dal territorio. Il Comune si impegna ad acquistare una fornitura di libri per i servizi 0/6: asili e scuole dell’infanzia. Bene, finalmente fanno notizia le buone pratiche e le azioni pubbliche virtuose tipo la dotazione di una cinquantina di libri alle scuole per i più piccoli. Libri belli, tra l’altro. Leo Lionni, Mario Ramos, Eric Battut… La notizia purtroppo però non è questa. Non è la condivisione di una buona pratica. È la polemica successiva, con tanto di lettere ai giornali. E già. Perché l’iniziativa si chiama “Leggere senza stereotipi” e la dicitura è subito interpretata da menti raffinate, e rilanciata da taluni media, come fiabe gay o favole gay. “Il Gazzettino”, storico e diffuso giornale veneziano che attenderemo a ben altre prove, cavalca la notizia facendo confusione dilettantesca. Ci aspettavamo, invano, che i commentatori sapessero che le categorie “Fiaba” e “Favola” – oltre a non essere sinonimi – non sono applicabili, tout court e genericamente, ai testi d’autore e agli albi illustrati dell’odierna letteratura per l’infanzia. Un odierno che dura una secolo e mezzo, peraltro. Nello specifico poi la questione, sarà bene dirglielo, non esiste neppure: non esistono favole gay. Anche perché “leggere senza stereotipi” non riguarda solo le scelte affettive e quindi sessuali. Esistono invece buoni testi di letteratura illustrata, per tutte le età, capaci di far vivere e condividere esperienze ampie e articolate: dall’intrattenimento alla riflessione. Anche intorno al fatto che siamo tutti essere umani, grossomodo mossi dalle stesse passioni, e proprio in quanto umani felicemente disponibili a uno spettro non univoco di comportamenti (altrimenti non avremmo colonizzato il pianeta meglio delle formiche, dai poli alle foreste equatoriali).

Parigi, ancora primi giorni di febbraio. Jean-François Copé, presidente del partito UMP, ospite dell’emittente RTL attacca le politiche educative della Francia tirando in ballo un albo per bambini: Tous à poil (Éditions du Rouergue) di Claire Franek e Marc Daniau. Il volume è colpevole di mostrare… nudità. Si sono così riaccesi vetusti dibattiti su funzione morale della letteratura per l’infanzia. Non consoli che quest’ultima notizia provenga dalla Francia spesso additata come terra felice per i libri per bambini. Anzi, faccia riflettere ancor più. Monsieur Copé, alla fine, ha fatto figura da fesso eppure ha mostrato con evidenza inquietante che davvero nulla si può dare per scontato.

Non daremo nulla per scontato e continueremo a portare i buoni libri e le belle storie – sì, anche di omoaffettività o di nudità o di quel che vi pare – nelle classi e in piazza per condividerli, per aprire orizzonti, per contrastare barbarie.
Occasioni come la Settimana del libro e della cultura per i ragazzi servono anche a questo. Insomma “non ditelo ai grandi”, o forse sì. Dovrebbero avere l’età giusta per comprendere che libertà e autonomia sono possibilità evolutive alle quali non rinunciare, mai.

In alto un’immagine realizzata dall’illustratrice portoghese Catarina Sobral (catarinasobral.com), esposta nella mostra “Reading”, Bologna 2014.

[da ANDERSEN 310, marzo 2014. Scopri il resto del numero qui]

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