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SUPERPREMIO ANDERSEN 2020 “GUALTIERO SCHIAFFINO”
Nello spazio di uno sguardo (Terre di mezzo) di Tom Haugomat
Per la capacità di restituire con notevole intensità narrativa la storia di una vita che attraversa gli accadimenti del proprio tempo, ricollegando così particolare a universale; per modulare la narrazione in un impianto dalla grande forza visiva che scaturisce dall’incontro tra illustrazione, soluzioni grafiche e scelte di prospettiva.
Traduzione dell’intervento video di Tom Haugomat
Ciao a tutti, sono Tom Haugomat, autore e illustratore di “Nello spazio di uno sguardo”.
Come avrete notato, il mio libro è quasi un silent, e c’è una ragione per questo. Non sono davvero forte, con le parole! Ma ecco voglio condividere con voi un oggetto che mi è stato di ispirazione per il libro. Si tratta di un visore stereoscopico d’epoca. Questo visore apparteneva alla mia bisnonna e quando ero bambino trascorrevo ore intere a guardare foto vintage americane di paesaggi e foto della missione Apollo e credo che questo oggetto sia davvero strettamente collegato al libro, al processo di guardare qualcosa “attraverso”. E desideravo proprio condividerlo con voi.
Sono davvero felice e onorato che il libro abbia vinto questo premio.
Vorrei ringraziare la giuria del Premio Andersen e anche Terre di mezzo Editore, per aver creduto in questo libro e per il sostegno dimostrato.
Dunque grazie mille davvero! Spero di poter venire in visita in Italia al più presto.
Intanto, restate al sicuro! Ciao!
La recensione di Anselmo Roveda su Andersen n. 368 (dicembre 2019):
Tutto inizia là, lontano nel tempo, ancora ignari dei casi della vita, dei nostri personali percorsi, del loro intrecciarsi con le vicende storiche, sociali e culturali del tempo che attraverseremo, vivremo.Tutto inizia là, nell’utero materno, ancora ignari e protetti dal destino, là dove lo sguardo è coincidente con l’orizzonte, senza dettaglio possibile. Tutto inizia là, anche in questa storia; inizia nel dicembre 1955 a Mud Bay, sobborgo a nord ovest di Ketchikan, Alaska, Stati Uniti d’America. Dentro il ventre materno.Voltiamo pagina e siamo a marzo del 1956, nell’ospedale della stessa cittadina; il nostro protagonista è nato. E ogni volta che gireremo pagina andremo avanti a scoprire la sua vita, fino all’aprile 2026. Ogni apertura ha a sinistra una situazione di contesto e l’annotazione di data e luogo, mentre a destra ha un dettaglio, di sguardo, di prospettiva. Ciò che è intorno a noi e ciò che vediamo; ciò che scegliamo, possiamo, vogliamo vedere. Solo in rare occasioni le aperture diventano tavole a doppia pagina, intere, a segnare momenti di particolare e ulteriore rilievo, svolte narrative, passaggi. Con una paletta colori precisa e netta, essenziale, Tom Haugomat costruisce un romanzo (sì, un romanzo) densissimo e senza parole, nel quale si intreccia la vita di un individuo – con gli amori, i lutti, le soddisfazioni, le scoperte, gli insuccessi, le gioie, le miserie che contraddistinguono ogni vita – e la storia del suo tempo – qui con particolare riguardo all’esplorazione spaziale e alla cultura pop, con il cinema che la fa da padrone (divertitevi a scovare le citazioni). Un libro imprescindibile, altissimo eppure immediato (vero, serio; verrebbe da dire), nel quale la ricerca visiva è tutto fuorché un pretesto, è, anzi, irrimediabilmente parte della narrazione.Un libro che ho amato fin dall’edizione francese inviata da Thierry Magnier – uno che ha un bel fiuto per il talento – e che ho utilizzato nei corsi universitari per sottolineare ancora, ce ne fosse bisogno, come l’illustrazione, e il suo disporsi in composizione, è – può, deve, essere – narrazione. A tutte le età, per tutte le età.
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