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Girotondo di Sergio Rossi – ill. di Agnese Innocente, Il Castoro
Per la capacità non solo di trasporre nel linguaggio del fumetto un classico della letteratura drammaturgica ma anche, e soprattutto, per averlo fatto con un’originalità che si fa intensamente interprete delle sensibilità e dei turbamenti dell’adolescenza contemporanea.
La recensione di Anselmo Roveda su Andersen n. 375 (settembre 2020):
Il primo amore non si scorda mai. Così come si torna sempre sul luogo del delitto, dicono. E se il fumetto fosse un amore o un crimine, le frasi calzerebbero a pennello. Alla letteratura disegnata, all’arte sequenziale, alla nona arte, insomma al fumetto sempre si torna e mai lo si scorda. È così pure per Sergio Rossi, che poi il fumetto non l’ha scordato mai; i lontani studi universitari in Fisica, il lungo lavoro di redattore editoriale, perfino le più recenti e convincenti prove come scrittore di divulgazione e di narrativa: nulla l’ha allontanato dal fumetto. Tra le nuvole sguazza; come critico, curatore, traduttore, autore sceneggiatore. Dopo e parallelamente a una serie di biografie grafiche (Nikola Tesla per BeccoGiallo, nel 2018, Edward Hopper e Marcel Duchamp per Centauria, rispettivamente nel 2019 e 2020) Rossi firma questo fumetto che traspone nell’Italia di oggi (più precisamente nella Bologna ai tempi di WhatsApp) l’idea narrativa che muove la scrittura drammaturgica dell’austriaco Arthur Schnitzler (1862-1931) nella storica pièce Reigen (in italiano Girotondo, appunto). Dieci personaggi per dieci episodi, la tensione amorosa e il desiderio come costante; ogni episodio ha due protagonisti, uno va e uno resta, per un solo turno però; salvo poi ricomparire in altra combinazione, regola del girotondo. Giravolte di passione valide in ogni tempo e ad ogni latitudine, qui felicemente adagiate da Rossi in orizzonti, immaginari e modalità relazionali che sono quelli propri degli adolescenti e dei giovani adulti di oggi con dialoghi che corrono su servizi di messaggistica, partite a Risiko, citazioni filmiche, cosplayer, test di gravidanza casalinghi, preoccupazioni scolastiche.
Sublime complice nell’impresa l’illustratrice Agnese Innocente e la sua Bologna disegnata; e sì, perché se i personaggi sono accattivanti e ben caratterizzati nella loro resa grafica, sono però gli spazi urbani, i paesaggi e le architetture, a colpire per l’intensità delle scelte di prospettiva e colore.
Consiglio di accompagnare la lettura, almeno per i più grandi e di certo per gli adulti, con la visione del film La ronde (Francia, 1950, in italiano Il piacere e l’amore) di quel geniaccio di Max Ophüls (1902 -1957); anche lui, in questa occasione, in debito con Schnitzler.
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