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Mercer Mayer
UNA STRANA CREATURA NEL MIO ARMADIO
Kalandraka
Per l’importante e atteso ritorno di un piccolo classico nel campo degli albi illustrati. Per le raffinate illustrazioni che, nel loro fitto e allusivo tratteggio, creano un mirabile rapporto con il testo. Per una storia lieve e al fondo sorridente, capace di incantare e invitare alla riflessione.
La recensione di Walter Fochesato su – ANDERSEN 329 (gennaio/febbraio 2016)
Un albo che, sparito da tempo dai cataloghi, non ho mai smesso di citare e mostrare. Ecco, adesso è, finalmente, ritornato con la grata sorpresa di ritrovarlo in copertina cartonata e nell’originale gran formato made in U.S.A. Qui il libro apparve nel 1968 e le date, anche nei libri per bambini, non sono mai casuali e qualche traccia precisa delle temperie la si rintraccia, basti vedere l’elmetto tipo Militar Police, con tanto di stellette, che indossa il protagonista nella sua sfida notturna. Mayer è uno dei grandi nomi dell’albo illustrato d’oltreoceano anche se di suo in Italia pochissimo è arrivato. Vengo alla piccola vicenda. Al centro vi è un bambino, il quale ogni notte ha paura di una creatura mostruosa e orrida che esce dal piccolo armadio a muro della sua cameretta. Lui è teso e insicuro, finché una sera decide di affrontarlo a viso aperto. Così quando la creatura si palesa lui accende la luce e gli spara un colpo con il suo fuciletto a tappo. E qui avviene la sorpresa, in un mirabile rapporto fra testo e illustrazione capace di creare, dapprima, una felicissima situazione di suspense e poi di anticipare quel che accadrà. Il brutto sogno, infatti, è soltanto brutto ma fa sorridere. Ci appare come una creatura buffa, indifesa, piagnucolosa, bisogna di affetto. Si assiste perciò ad un subitaneo e marcato capovolgimento e il piccolo lettore potrà quindi identificarsi sia con l’uno che con l’altro dei protagonisti e, soprattutto, affrontare un implicito percorso di superamento delle proprie insicurezze e timori. Anche perché bambino e mostro faranno la nanna insieme e anzi sarà il primo a dover rasserenare il secondo. Probabilmente nell’armadio è nascosto un altro incubo ma per quest’ultimo, fra le coperte, non c’è posto. Quasi a dirci che ci sarà una paura nuova con cui fare i conti ma questa volta ci si sentirà più pronti e sereni. Magistrali le prime tavole in cui Mayer si affida ad un tratteggio fitto e insistito e a colori freddi e, mi si passi il termine, acri. Da vedere poi la finestra aperta con la tenda sollevata dal vento che lascia intravedere un piccolo paesaggio di alberi e un cielo verdognolo dove man mano la luna trascorre e par quasi dettare i tempi della storia.
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