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Lastrego & Testa di Walter Fochesato

Aladino[da Andersen 265 – dicembre 2009] Dall’illustrazione editoriale alle produzioni multimediali, il percorso di una coppia di autori capaci di dar vita, sulle pagine e in tv, a personaggi amati dai bambini.

La favola dell’oca
è bella ma è poca,
vuoi che te la conti?
Non bisogna mai dir sì
perché finisce lì per lì…

Sono pochi versi che ho preso da Raccontondo (Emme Edizioni, 1976) nel quale Nico Orengo aveva raccolto (e riscritto) alcune filastrocche della tradizioni popolare. Tutti quei versi che danno vita a “storie senza fine” che incantano (e qualche volta fanno arrabbiare) i piccoli lettori. Basti pensare alla più nota di tutte: “C’era una volta un Re/ seduto sul sofà…”A illustrarle, tavole doppie a colori a cui si alternano, accanto al testo, interventi al tratto tutti tesi a stabilire precisi giochi di anticipazione. Cristina Lastrego e Francesco Testa lo illustrano con un segno ricco di ironia e di vitalità, portato naturalmente al sorriso ma anche alla deformazione espressionistica, a partire dai grandi nasi dei protagonisti o a certi brutti ceffi resi con straordinaria efficacia. Un segno che, soprattutto nei bianchi e neri, si arricchisce di un fitto e insistito tratteggio, quasi a mimare il lavoro dei vecchi incisori. I colori squillano intensi con una netta predilezione per tutta la gamma dei rossi, degli arancio e, in minor misura, dei blu e dei verdi. Un procedere volutamente teso a suscitare l’attenzione e la curiosità del piccolo lettore, a suscitare domande.

Il loro esordio, se ben ricordo, risale al 1973 quando un loro insolito volume da sfogliare nel senso della lunghezza e, volendo, da appendere come un calendario (Aladino alla corte del Sultano), edito da Aprile, un piccolo editore torinese, vincono il Premio Critici in Erba alla Fiera di Bologna. Qui più che mai si impone una forte accensione cromatica che richiama il lavoro di un grande maestro come Lele Luzzati. D’altro canto anche in Raccontondo la sobria inserzione di frammenti di carte da parati non poteva non rimandare all’artista genovese. L’anno dopo è la volta de La Giovanna a fumetti che segna l’inizio della collaborazione con Giulio Einaudi. Cristina Lastrego rammenta che fu proprio l’editore a volere che loro due si cimentassero in qualità di autori completi e non più come semplici illustratori.
Anni di grande fervore, ricchi di idee e promesse, di slanci e speranze. Anni in cui sembra che le cose possano profondamente mutare. Alla Emme, ben lo sappiamo, c’è Rosellina Archinto, mentre in via Biancamano, a Torino, Bruno Munari lancia nel 1972 il generoso e sfortunato tentativo della “Tantibambini” a cui peraltro Francesco e Cristina collaborano con alcuni titoli. La primissima storia di Giovanna esce nella collana Einaudi Ragazzi, qui il vero deus ex machina era Daniele Ponchiroli, prematuramente scomparso nel 1979. Suo, apparso con lo pseudonimo di Franco Bedulli, è un racconto lungo ormai introvabile e che invece sarebbe bello veder riproposto. Parlo de Le avventure di Barzamino storia quanto mai “ridicolosa”, legata ai modi della cultura popolare e dal forte accento padano (allora la Padania era solo una pianura).

Ecco, la prima versione di Giovanna, un personaggio di lunghissima vita multimediale, rappresenta ancor oggi una novità non da poco. Lei è tutt’altro che avvenente, non è certo una Barbie, rifugge volutamente da ogni stereotipo. E’ decisamente sovrappeso, lentigginosa; una bambina come tante che si impone per la sua irresistibile simpatia. Certo è caparbia, ostinata, si sa far rispettare ma al tempo stesso è tenera e dolce. Perfetta nel suscitare preziosi processi di identificazione. E poi, fin dal suo apparire, l’ambiente privilegiato per tutte le sue storie è quello dei sogni, novella Little Nemo. Accompagnata dal cagnolino Ciccio (spalla, ma anche amico fedele e cucciolo come ogni bambino desidererebbe) si trova a vivere in una Slumberland casereccia di boschi e radure o linde casette dove dare una festicciola. D’altro canto, questa continua e attenta vicinanza al mondo dell’infanzia rappresenta una costante nel lavoro di Cristina e Francesco; per loro è sempre stato normale avere un rapporto con le classi e molte delle idee attorno ai personaggi e alle loro divertenti vicende, sono nate proprio da questa attenzione. Anzi – aggiunge Cristina – “fu proprio un piccolino a suggerirci l’idea che Tommasone dovesse avere la sua casa sotto terra, nel comodo cavo di un albero”. Erano i bambini a raccontare i loro sogni.

Nel 1978 la Editoriale EL pubblica La Giovanna nel bosco. E’ un libro che ho sempre amato molto e credo che, ancor oggi, i miei figli si ricordino a memoria la favolosa e stuzzicante lista di leccornie per la merenda che Giovanna, Ciccio e Tommasone vogliono mettere in piedi. Peccato che mancassero – non so se rammento correttamente – i mirtilli. Ma come è nato questo pacioso e ineffabile drago? Una macchia, una banalissima macchia e la discussione fra i due autori attorno all’interpretazione da dare e qualche piccolo intervento grafico per mostrarla come una creatura fantastica ma al tempo stesso plausibile, quotidiana. Sia pur da raggiungere nel mondo dei sogni. Il personaggio passa poi alla Mondadori che nella seconda metà degli anni ’80 pubblicò una gran copia di piccole serie o di singoli volumetti. Altro libro in gran formato è Giovanna all’assedio del castello dove compare il “perfido barone Gualtiero”. E all’altro Gualtiero, il nostro direttore, piaceva molto ogni tanto ripescare quel “perfido” per riderci su.

Nel frattempo si manifesta – sempre in simbiosi con il mondo della scuola – un costante interesse verso il ruolo svolto dalla televisione, mai demonizzata ma vista – rodarianamente – come un possibile strumento di lavoro e di intervento. Un libro molto stimolante per la Einaudi (Dalla televisione al libro) e altri materiali di carattere divulgativo con Mondadori. Si rafforza così quell’interesse per l’animazione e le nuove tecnologie che li porta progressivamente ad abbandonare l’illustrazione per dar vita dieci anni or sono alla “Lastrego & Testa Multimedia”. Una società, ricca di giovani talenti, che nel corso degli anni ha dato vita, in collaborazione con la RAI, a molti prodotti, continuato le avventure della Giovanna (con una folta serie televisiva che, attraverso le parole della protagonista, ad ogni puntata invitava a leggere libri), creato nuovi personaggi: da Daggo e Katty ad Amita della giungla, da Le Avventure di Aladino a I Giorni dell’Avvento. Queste ultime due realizzazioni sono nate da un’intensa collaborazione con Lele Luzzati nei suoi ultimi anni di vita: disegni che si muovono grazie a tecniche digitali rifacendosi però alla tradizionale animazione della carta ritagliata. Interessante il fatto che prima Aladino e oggi la storia dell’Avvento siano approdati al libro. Particolarmente bello è il volume sul Natale, un vero e proprio pop-up dove è interventuto con la sua sapienza creativa anche Massimo Missiroli, “l’ingegnere della carta”.

In ambedue i casi l’editore è Carlo Gallucci a cui, aggiungo in conclusione, va un altro merito non secondario. Quello di aver scoperto i collage che la Lastrego realizza nei ritagli di tempo, un’attività prevalentemente notturna, con tavole coloratissime fatte di trine e merletti, pizzi e nastri, fili, bottoni e stoffe. Un modo per far rivivere e rispettare quel che si è accumulato nel corso del tempo nei cassetti di case ormai dismesse. Un’attività che Cristina racconta di aver iniziato pensando ai mirabili lavori visti in casa di Luzzati e che lo stesso Lele consigliò di fare alla madre, quando questa rimase vedova. Da qui ha avuto origine un bellissimo albo come La Creazione con il testo di Carlo Fruttero. Ma nell’immediato futuro di Lastrego & Testa ci sono tanti altri progetti che stanno per prendere il via. Da un viaggio in Oriente è cresciuta l’idea di non limitarsi a utilizzare mano d’opera a basso costo dando lavori da portare a termine e null’altro ma di interagire, di collaborare dando vita a nuovi prodotti all’insegna di un’evoluzione certo complessa da gestire ma sicuramente più ricca. Recentissimo è, in quest’ottica, l’accordo fra la RAI e la televisione di Stato cinese per un Marco Polo in coproduzione.

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