L’articolo di Mara Pace, con interviste a tre docenti, è stato pubblicato su Andersen n. 377 – novembre 2020. Abbonati ora per sostenere Andersen!
“La professoressa Bixby (…) teneva libri sparsi nei posti più insoliti di tutta l’aula – insieme al disinfettante per le mani, sui davanzali delle finestre, impilati sul terrario del pitone – perché, come diceva lei, le storie sono dappertutto, semplicemente in attesa di essere trovate.” No, questo non è un romanzo scritto negli ultimi mesi: la presenza del disinfettante per le mani è casuale e non ha nulla a che fare con il Covid-19. Ma rileggendo L’ultima lezione di Miss Bixby di John David Anderson (Mondadori) poche settimane fa, ho pensato che potesse essere un’ottima introduzione per questo articolo. Un articolo che nasce da una preoccupazione: che fine hanno fatto i libri delle biblioteche scolastiche in epoca di pandemia? Alcune scuole, organizzando il rientro, hanno persino escluso che i bambini portassero con sé i libri di testo. Ma i libri non sono un elemento a cui si può rinunciare, anche perché con le giuste precauzioni la loro circolazione non comporta rischi.
Come fare, allora, a difendere le biblioteche di classe, senza rinunciare alla condivisione delle storie? Non ci sono soluzioni preconfezionate e sicure – non esiste letteratura a cui fare riferimento per affrontare questa crisi – ma abbiamo raccolto consigli e strategie intervistando tre insegnanti che mettono il libro al centro della loro attività didattica, nella speranza che le soluzioni da loro adottate si diffondano in quante più scuole possibile.
“Da qualche anno, ho scelto di gestire la biblioteca in classe” racconta Antonella Capetti, docente di scuola primaria, autrice e curatrice del blog Apediario e del manuale A scuola con gli albi (Topipittori). “Se, da una parte, questo limita la possibilità di accesso a una scelta più ampia di titoli, dall’altra permette che io contribuisca alla dotazione libraria con i miei albi e i miei titoli di narrativa. Negli anni scorsi, in particolare nel ciclo precedente, le ragazze e i ragazzi stessi arricchivano il patrimonio librario con libri personali, che venivano resi disponibili al prestito. In questo modo, i titoli erano realmente aggiornati e figli di una scelta diretta di lettori e lettrici. Quando in agosto pensavo al nuovo inizio, avevo una preoccupazione pressante: in che modo avremmo potuto garantire il prestito bibliotecario?” Guardando alle strategie adottate dalle biblioteche civiche, Antonella Capetti ha presentato un progetto alla dirigente e al collegio scolastico, che hanno poi dato l’approvazione. Alla biblioteca di classe è stato così abbinato un catalogo digitale, che bambini e bambine, ragazzi e ragazze, possono consultare anche da casa, con le copertine e le quarte dei libri, visto che i volumi non si possono fisicamente prendere in mano durante la selezione.
“Uno degli aspetti più efficaci della biblioteca di classe è la libertà con la quale i ragazzi tradizionalmente vi accedono, sfogliano i libri, assaggiandoli prima di sceglierne uno” sottolinea anche Matteo Biagi, insegnante di lettere della scuola secondaria di primo grado, membro del comitato scientifico di Libernauta e fondatore (insieme ai ragazzi) del blog Qualcunoconcuicorrere. “Quest’anno i ragazzi, anche a causa della disposizione dei banchi nell’aula, rigidamente definita, non hanno un accesso facile ai volumi della biblioteca, neppure dopo essersi igienizzati le mani. Questo ha fatto sì che io abbia dovuto ‘ripensare’ l’accesso ai libri: la soluzione l’ho trovata nel digitale. L’applicazione Bookbuddy Pro, che già usavo per catalogare la biblioteca di classe e per gestire i prestiti, genera un catalogo in PDF arricchito dalla trama, reperita automaticamente in Internet. Questo consente ai ragazzi di sfogliare il catalogo anche a casa e di arrivare a scuola con le idee chiare sui libri da prendere in prestito.”
Il libro scelto viene consegnato dall’insegnante, con le mani disinfettate o i guanti. I titoli restituiti vengono riposti in un contenitore (meglio di plastica, perché più facilmente igienizzabile), dove trascorrono la quarantena di alcuni giorni o una settimana, per poi tornare disponibili.
È importante ricordare che i protocolli per la ripartenza, pur nel rispetto delle indicazioni ministeriali, dipendono in larga parte dalle scelte delle singole scuole. “Per fortuna nel nostro caso” racconta Matteo Biagi, “il dirigente ha subito messo in chiaro che tutto ciò che sta all’interno dei tre pilastri della ripartenza (mascherina, distanza, igiene delle mani) è consentito. Quindi avremmo continuato a lavorare con i libri e soprattutto con le biblioteche di classe, dal momento che i locali della biblioteca scolastica sono stati utilizzati per reperire spazio per una classe numerosa.”
Con l’inizio della “scuola del distanziamento” si è dovuta porre molte domande, e immaginare soluzioni, anche Loretta De Martin, docente di materie letterarie in una secondaria di primo grado di Padova che da cinque anni insegna in modalità laboratoriale, seguendo l’approccio del Writing and Reading Workshop del Teachers College della Columbia University: divide equamente le ore tra lettura e scrittura, dando ampio spazio alla condivisione, attraverso il confronto e la circolazione di un “taccuino vagabondo” che passa di mano in mano per raccogliere le riflessioni di studenti e insegnante e che già durante la DAD è stato reinventato in chiave digitale (anche se con minor successo, perché vissuto più come compito). In vista del rientro a scuola, anche Loretta De Martin ha creato come prima cosa un catalogo digitale per consentire agli studenti la scelta dei libri. “La necessità di ripensare la didattica è stata da subito impellente, le certezze erano poche e le preoccupazioni molte” racconta. “Ho iniziato l’anno con tanta lettura ad alta voce: in prima con l’albo La famiglia Lista di Kyo McLear e Julia Sardà e poi Drilla di Andrew Clements; in terza l’albo Il maestro di Fabrizio Silei e Simone Massi e John della notte di Gary Paulsen.”
Negli anni passati, Loretta De Martin leggeva gli albi con gli studenti seduti in cerchio sul pavimento, quest’anno userà una document camera, già sperimentata durante la DAD. “Purtroppo so già che è un pallido surrogato dell’esperienza di avvicinamento all’albo illustrato” sottolinea, “che è molto più della somma delle sue parti e in cui il formato e gli aspetti tattili giocano un ruolo importante tanto quanto illustrazioni e testo scritto. Con calma, introdurrò anche la routine della lettura autonoma. Prima in ogni classe avevo una bibilioteca di circa cento volumi miei e altri portati ogni anno dai ragazzi, che potevano scegliere o abbandonare i libri in ogni momento. Non avevo nemmeno un registro dei prestiti: la condivisione era naturale anche da questo punto di vista.”
Durante le sessioni di lettura autonoma i ragazzi si sparpagliavano in ogni angolo della classe, alcuni si portavano da casa coperta e cuscino, altri si nascondevano sotto la cattedra. Ora questo non sarà più possibile, non in questa forma, e dall’aula è stato tolto l’armadio-biblioteca. Loretta De Martin ha perciò pensato di creare una borsa-carrello dove tenere una selezione di romanzi “a colpo sicuro”: quelli che in questi anni sono piaciuti maggiormente e le nuove uscite che più l’hanno convinta. “La cosa che ci mancherà di più è il taccuino cartaceo, tuttavia non intendo demordere perché i lettori vengono creati da altri lettori e fare comunità è indispensabile in questo processo: se trova l’ambiente adatto la lettura è contagiosa, molto più di qualsiasi virus.”
In alcuni casi, oltre a evitare che i libri svaniscano dalle aule, si può persino immaginare di cogliere l’occasione per migliorare il servizio bibliotecario o dare ancora più spazio alla lettura. “Per carattere sono abituato a considerare i problemi un’opportunità di crescita, e credo che quest’anno scolastico bislacco possa essere anche un’occasione per aggiungere, e non solo togliere” racconta Matteo Biagi. “Innanzitutto aumenterò le ore di lettura ad alta voce: ho già iniziato nella mia terza la lettura di Ogni giorno di David Levithan e nella mia prima quella di Il club dei perdenti di Andrew Clements.” Il digitale sarà d’aiuto per continuare a lavorare in gruppo: anche Matteo Biagi utilizza la pratica dei taccuini collettivi e la farà proseguire su Padlet, avvalendosi di Flipgrid per proseguire con i libri di lettura: una piattorma didattica per creare discussioni con brevi interventi adottata su consiglio della collega Silvia Pognante (Writing and Reading Workshop, ndr).
“Poiché una parte dei libri dovrà sottostare ciclicamente alla quarantena” conclude Antonella Capetti, sempre a proposito di azioni che mirano a migliorare anziché limitare la lettura in classe, “sarebbe buona cosa riuscire a incrementare il patrimonio librario. Per questo motivo, aderiremo alla campagna #ioleggoperché, grande iniziativa di raccolta libri per le biblioteche scolastiche, alla quale contribuiscono librai, editori e privati.”
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Le idee non mancano: anche se la naturalezza della condivisione libera sarà in parte limitata, basta davvero poco per reinventare la condivisione della lettura, per non rompere il cerchio dei lettori, per continuare a dare voce alle storie.
Una doverosa precisazione: questo articolo e le relative interviste risalgono a metà settembre, quando mancavano ancora molti chiarimenti da parte del Ministero dell’Istruzione. A inizio ottobre è stata pubblicata una precisazione del Ministero che riportiamo qui di seguito:
Al quesito 16 (Sezione n.2: Organizzazione scolastica in tempo di Covid):
“Il personale docente deve utilizzare uno specifico prodotto per trattare le superfici cartacee (ad esempio quaderni, libri, fogli, testi, album) e gli strumenti che si usano in classe per la didattica (ad esempio penne, astucci, matite, righelli)?”
Il sito del Ministero risponde:
“Il Comitato Tecnico Scientifico non ha mai previsto l’utilizzo dello spray (o gel) idroalcolico nella gestione del materiale cartaceo o didattico, che può essere maneggiato tranquillamente, anche senza l’uso di guanti. Il Comitato Tecnico Scientifico, rispondendo ad un quesito del Ministero dell’Istruzione, ha ribadito che è sufficiente il rispetto delle misure generali di comportamento per il contenimento del contagio da SARS-CoV-2, in particolare la frequente igienizzazione delle mani.”
La quarantena dei libri – che resta comunque una precauzione possibile soprattutto nelle zone a maggior contagio, peraltro diffusa nelle biblioteche pubbliche – non è richiesta dal Ministero dell’Istruzione e può dunque essere evitata. Non esistono certezze e norme immutabili per affrontare questa pandemia: molto è affidato al buon senso e ai continui aggiornamenti che arrivano dalle istituzioni. Ma una cosa è certa: i libri non devono sparire dalle aule e dalla vita dei ragazzi.
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