Dieci libri per… quotidiane urgenze
Scuola di vita, vita a scuola
Il primo degli spettacoli proposti dalla rassegna, (non) Voglio andare a scuola, è un omaggio alla scuola pubblica: Scaramuzzino racconta, sdrammatizzandole, le vicende di bambini che pur di andare a scuola affrontano sacrifici e rischi impensabili, attraversando foreste e savane, sfidando il deserto o i ghiacci, aggirando ostacoli di ogni genere. A queste storie fanno da contraltare i video in cui alcuni ragazzini italiani si lamentano della scuola, trovano scuse incredibili per i propri ritardi, fanno disperare genitori e insegnanti. Un approccio all’istruzione che svela le contraddizioni tra i paesi, così come raccontato anche da Viviana Mazza in Storia di Malala (Mondadori, 2014). Il romanzo racconta la storia del più giovane Nobel per la Pace, Malala Yousafzai, che, dall’età di undici anni si batte per difendere il diritto allo studio contro il regime dei talebani. La ragazza, ora diciassettenne, è autrice dell’autobiografico Io sono Malala (Garzanti). La scuola è l’unico spiraglio di normalità anche per il protagonista di Viki che voleva andare a scuola (Rizzoli, 2003) di Fabrizio Gatti. In questo caso la vita tra i banchi è alternativa alla quotidinità di una baraccopoli popolata da clandestini. Attraverso lo sguardo del maestro arriviamo invece in Africa Occidentale, dove i bambini sono costretti a scegliere tra la scuola o il lavoro: Tahar Ben Jelloun con La scuola o la scarpa (Bompiani, 2000) racconta la sfida di insegnare il valore dell’istruzione quando condizioni di estrema povertà riducono alla fame.
Nessuna differenza
Partendo dall’attenta analisi delineata in Una bella differenza (Einaudi) dell’antropologo Marco Aime, nasce il secondo degli spettacoli in programma, un monologo che attraverso storie di paesi vicini e lontani vuole far comprendere ed accettare l’importanza delle differenze di qualunque tipo. Un tema che interessa ampiamente, e trasversalmente all’età dei lettori, la produzione editoriale per ragazzi. Ai più piccoli, ad esempio, Gianni Rodari ha dedicato il racconto breve Uno e sette – una delle Favole al telefono – che Emme edizioni ha pubblicato in volume singolo nel 2011, con le illustrazioni di Vittoria Facchini. Qui viene raccontata la storia di Paolo, che è un bambino ma è anche sette bambini: Jean, Kurt, Juri, Jimmy, Ciù e Pablo. Ognuno abita in una città diversa, ognuno ha un papà che fa un lavoro diverso, ma sono tutti lo stesso bambino…
Anche la narrativa per adolescenti ha dedicato molti titoli ai temi delle differenze e dell’integrazione. Luigi Ballerini ha intrecciato su queste dinamiche la trama di Non chiamarmi Cina! (Giunti, 2012), dove Rossana, adolescente milanese di etnia cinese, deve fare i conti con pregiudizi e stereotipi, ma soprattutto, con la consapevolezza della propria identità culturale. Lo stesso accade anche a Hui, protagonista e narratore di Mare giallo (Sinnos, 2012) di Patrizia Rinaldi.
Sempre Sinnos ha pubblicato, nel 2014, Pesi massimi di Federico Appel, graphic novel che raccoglie storie esemplari nelle quali lo sport diventa occasione di crescita e riscatto sociale. Un campo da gioco d’altronde ha regole precise, e uno spazio ben delimitato, all’interno del quale ritroviamo molti aspetti dell’esistenza e del vivere insieme agli altri.
L’ombra della mafia
Dentro gli spari è il terzo spettacolo proposto dalla rassegna, tratto dal libro di Silvana Gandolfi Io dentro gli spari (Salani, 2010). C’è un doppio delitto di mafia: un uomo che ha osato sgarrare per ben due volte viene ucciso insieme al padre. Il figlio di appena sette anni sopravvive a stento. Questo è il cuore del libro e per Santino, il protagonista, il primo problema sarà se rompere o meno il muro di omertà. I capitoli si succedono serrati, alternando la vita di Santino a quella di un ragazzino (Lucio) che ha dodici anni e che, con una sorellina più piccola e la madre vive a Livorno. Anche nel suo caso vi è un disagio, un che di irrisolto, un conto da chiudere, che si svelerà solo con un colpo di scena finale. Di legalità e mafia racconta anche La scelta (Sinnos, 2005) di Luisa Mattia, la storia di Totò, quattordici anni e un unico obiettivo: diventare come il fratello maggiore, capo della banda di quartiere. Un vero duro, instradato sulla via della delinquenza organizzata. Tutte le certezze di Totò crollano però quando scopre che il fratello è implicato in un omicidio e davanti a lui si impone la necessità di prendere una scelta tra il silenzio e il coraggio.
La mafia si cela anche dietro le finestre chiuse dell’enorme casa che tanto incuriosisce il protagonista di E vallo a spiegare a Nino (Coccole&Caccole, 2011) di Anselmo Roveda. Una casa muta e silenziosa, con una macchina sempre ferma lì davanti, a far da guardia. Nino comincia a chiedere in giro, a fare domande ai suoi fratelli, alla mamma, allo zio Salvatore. Sarà proprio lui a spiegargli che quella casa è frequentata da Don Lucio, un mafioso. Un giorno accade qualcosa di inaspettato: la casa ha spalancato i battenti, un gruppo di operai sta tinteggiando la facciata. Don Lucio è stato arrestato e i suoi beni sequestrati. Qualcosa di nuovo si è messo in moto, ma c’è chi non vuole accettarlo…
Ancora uno spunto su questi temi con ‘O maé (Piemme) di Luigi Garlando: una storia di sport e di camorra, come recita il sottotitolo, ambientata in un quartiere il cui nome è sinonimo di illegalità. Filippo ammira il fratello, fedelissimo del boss locale, e sogna una vita di ricchezze e agi – come quella che solo la criminalità pensa possa assicurargli – ma, d’altra parte, vorrebbe che le cose fossero diverse, anche se non sa come. Chiave di volta la palestra di judo di Gianni Maddaloni: qui lo sport non è solo cercare di atterrare l’avversario sul tatami, ma costruire un altro orizzonte fatto di regole, di rispetto, collaborazione.
Per altre letture sul tema della legalità segnaliamo la proposta di Sinnos e Ibby: BIL, la bilioteca della legalità. Una bibliografia disponibile online nata per diffondere la cultura della legalità e della giustizia tra le giovani generazioni attraverso la promozione della lettura, nella convinzione che le storie e le figure hanno un ruolo fondamentale nella comprensione della realtà e sono strumenti utili anche per promuovere questi. BIL è scaricabile qui.
In zona di guerra
Il quarto spettacolo della rassegna è Questa zebra non è un asino, tratto dall’omonimo libro di Giorgio Scaramuzzino, edito da Salani. Prendendo spunto da un fatto di cronaca lo spettacolo narra la storia di un ragazzo che vive nella Striscia di Gaza. Una zona di guerra in cui Talal, il protagonista, nei rari momenti di pace, incontra un’amica speciale: una zebra che vive in un piccolo zoo. Il vecchio guardiano, testimone di questa amicizia cerca di alimentarla, nonostante il conflitto. Lo spettacolo è anche occasione per riflettere sulla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 e su quello che ancora resta da fare per proteggere e tutelare i più piccoli.
Anche quella raccontata in Sorelle di carta (Mammeonline, 2014) di Cristiana Pezzetta è un’amicizia nata mentre all’orizzonte si delinea il conflitto. Siamo in Siria e Costanza, italiana, e Aima, siriana, condividono abitudini e consuetudini, in un confronto tra le due civiltà, ma anche tra le due adolescenze, con tutti i sogni e i progetti che si portano dietro. Le avvisaglie della guerra civile diventano però sempre più pressanti e concrete…
Sul fronte degli illustrati, Babalibri ha recentemente pubblicato Akim corre di Claude K. Dubois, la storia di un bambino che vede irrompere nella sua quotidianità l’orrore della guerra. Akim perde la sua casa, la sua famiglia e la libertà, e solo dopo innumerevoli fughe riuscirà a ricominciare una nuova vita. La fuga è l’unica soluzione anhe per Leyla, protagonista della graphic novel Leyla nel mezzo (Lo Stampatello), che si ritrova di colpo a doversi adeguare a usi e costumi così diversi dai suoi, ad imparare una lingua sconosciuta, a intrecciare nuovi rapporti.
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