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Dieci libri che hanno vinto la Newbery Medal

applegate newberyNewbery Medal 2013: The One and Only Ivan by Katherine Applegate (HarperCollins Children’s Books)

Katherine Applegate – ill. di Patricia Castelao – trad. di Loredana Baldinucci, L’unico e insuperabile Ivan, Milano, Mondadori, 2012; pp. 288, euro 15
L’americana Katherine Applegate, nota in precedenza per serie spiccatamente pop come “Animorphs” o i fantasy di “Everworld”, mette ora a frutto il suo mestiere in un romanzo che richiama da vicino le opere di alcuni grandi autori per l’infanzia, da Ursula Moray Williams a E.B. White. E se lo spunto di partenza è del tutto vero (la storia di un gorilla vissuto per anni in un bizzarro centro commerciale a tema circense prima di essere trasferito in uno zoo) lo sviluppo di questa storia assume ben presto i toni della fiaba.

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Ivan è la star del centro commerciale “Il Tendone”, dove gli umani vengono a comprare cose inutili e guardare lui e i suoi amici dietro a un vetro. Ivan non vede un suo simile da quando era un cucciolo: vive in una gabbia con una giungla dipinta sulle pareti e per passare il tempo, oltre a parlare con Stella l’elefantessa e il randagio Bob, disegna. Sarà l’arrivo al Tendone di una nuova ospite, l’elefantina Ruby, a scuoterlo dal suo torpore e a fargli capire che con le sue doti di artista potrebbe salvarla e forse salvare anche se stesso. Nonostante le somiglianze con La tela di Carlotta (il romanzo più noto di E.B. White, appunto) la storia funziona su tutti i livelli grazie alla particolare prospettiva adottata dall’autrice: quella di Ivan, che dalla sua gabbia riflette sulle bizzarrie degli esseri umani, fa di tutto per dimenticare il suo passato ma alla fine se ne riappropria per trovare in esso l’ispirazione che lo aiuterà a salvare Ruby. Colpisce l’abilità con cui Applegate sa eclissarsi totalmente nel suo protagonista, facendo in modo che anche la prosa e la stessa struttura del romanzo (organizzato per capitoli brevissimi, talvolta di una o due righe), rispecchino appieno la mentalità di Ivan, lineare e laconico nelle sue riflessioni; come ci ribadisce lui stesso, i gorilla non hanno sentimenti complicati e non sprecano le parole. In linea con quest’idea l’autrice fa di tutto per mostrare senza dire, procedendo quasi per omissioni. Un lavoro di lima evidente fin dall’incipit dove le poche parole “Sono un gorilla. Non è facile come sembra” ci fanno immaginare gli anni passati in gabbia molto più efficacemente di qualsiasi descrizione strappalacrime.

Con lo stesso procedimento vengono delineati anche gli altri ospiti del Tendone, dei quali scopriamo a poco a poco la personalità. C’è Bob, il disincantato bastardino sopravvissuto a un abbandono in autostrada solo grazie alla caduta in un canale di scolo (“gli altri no” è il lapidario indizio a proposito del destino dei suoi fratelli); c’è la saggia Stella, che nei suoi anni nel circo ha conosciuto tanto la crudeltà quanto la bontà d’animo degli uomini (“possono sorprenderti a volte” dice a uno scettico Bob), c’è Ruby, che ha fiducia in Ivan nello stesso modo in cui qualsiasi cucciolo d’uomo ha fiducia nei suoi genitori; e poi ancora Julia, la bimba che tutti i giorni fa i compiti vicino alla sua gabbia, suo papà George, perfino Mack, il proprietario del centro commerciale, più ignorante e debole di carattere che realmente “cattivo”. Più che uno zuccheroso classico disneyano, una fiaba moderna sul ritrovare la propria identità.
(elizabeth clarke – ANDERSEN 292 – maggio 2012)

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