Sabato 11 aprile – In un momento in cui il mondo come lo conoscevamo sembra sparito, uno degli ambiti in grande cambiamento è quello della scuola, spazio ora virtuale in cui si sono attivate nuove modalità di lavoro e incontro. A questo proposito, Manitese ha avviato un ciclo di conferenze telematiche Il bello di restare in cui diversi esperti sono chiamati a dialogare con il pubblico per cercare modi e strumenti che ci aiutino a interpretare al meglio con i bambini e ragazzi i segnali di questi giorni, per educare senza evitare di parlare di quello che sta accadendo. Per riflettere su uno scossone che sta contribuendo a creare una diversa percezione di cosa sia la scuola, a cosa serva e a chi: in poche parole non si dà più per scontata, potrebbe essere un nuovo punto di partenza.
La riflessione di Franco Lorenzoni sulla didattica a distanza
Tra gli ospiti c’è stato Franco Lorenzoni, il maestro di Giove, autore di diversi libri in cui racconta il suo modo di fare scuola intesa come comunità di ricerca e spazio di creazione culturale, tra cui I bambini pensano grande e I bambini ci guardano. Un’esperienza educativa controvento, entrambi editi da Sellerio. Il maestro è anche tra i fondatori della casa laboratorio di Cenci, realtà attiva da più di trent’anni nell’ambito della ricerca educativa, e tra gli animatori del gruppo Saltamuri e del Movimento di Cooperazione educativa.
Molte sono le questioni affrontate nell’incontro, prima fra tutte, il fatto che la didattica fatta attraverso device e piattaforme online esclude una parte della popolazione scolastica: è stato calcolato che un quarto degli studenti è priva di questi strumenti e ciò produce discriminazione di cui occorre tenere conto. Nello stesso tempo gli insegnanti sono entrati di colpo nelle case dei bambini e dentro le loro condizioni di vita, per questo la scuola ha il compito di muoversi in punta di piedi in questo nuovo territorio come ha consigliato il dirigente della scuola Trotter di Milano condividendo cinque parole chiave per una proposta educativa e didattica al passo coi tempi: leggerezza, cooperazione, benessere, gradualità e creatività.
La questione fondamentale in questi giorni, o mesi, di scuola online, non è quali voti o quali esami, afferma Lorenzoni, ma: “È necessario trovare il modo di mantenere viva la relazione con la conoscenza sapendo di avere tra i nostri alleati un tempo dilatato che ci permette di stare insieme davanti a domande senza risposta”. A disposizione abbiamo il sapere a cui possiamo accedere e che possiamo continuare a costruire insieme.
“Vanno proposti pochi compiti che possano essere svolti in autonomia”, continua Lorenzoni, “e per la valutazione dobbiamo fare pace con il tempo che stiamo vivendo e dare valore a come i ragazzi affrontano quest’esperienza. Andiamo alla ricerca di un linguaggio che possa raccontare questi mesi, stiamo ancora più attenti alle parole che usiamo, inventiamoci modi di raccontare, diamo respiro all’immaginazione”.
Perché ora più che mai è necessario allargare la categoria dell’impossibile, esorta il maestro, per non accontentarsi del mondo così com’è occorre dare respiro all’immaginazione e farlo insieme dando vita a comunità conviviali e di ricerca. “Gli insegnanti e i ragazzi potrebbero riunirsi in piccoli gruppi di cinque o sei persone e cercare intorno a un tema”, continua Lorenzoni, “incontrare un adulto inquieto, in ricerca, è la cosa più formativa che esista per un bambino”.
L’incontro con Lorenzoni si può vedere per intero, così come gli altri realizzati per lo stesso progetto con Alberto Pellai (medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva), Carlo Greppi (storico e scrittore) e Claudia Mazzeschi (docente di psicologia dinamica).
Andersen, sul numero di maggio, ospiterà riflessioni e testimonianze al tempo del Covid-19 su scuola, infanzia e lettura corredate dai disegni di Enrico Macchiavello. Se non siete iscritti alla nostra newsletter, fatelo ora: riceverete con il prossimo invio Andersen di aprile in formato digitale e, se la situazione non dovesse cambiare, anche il numero di maggio. Bastano due minuti per #restarevicini.