L’articolo del mese, firmato da Rossella Caso e pubblicato su Andersen n. 383, ci porta nella redazione di Camelozampa per un’intervista con Francesca Segato e Sara Saorin, , che ricostruiscono la storia della loro casa editrice (premiata con il BOP nel 2020 come migliore casa editrice d’Europa), tenendo sempre lo sguardo rivolto al futuro. Sostieni Andersen con un abbonamento!
Dieci anni di libri e di storie, dieci anni di testi “di qualità”. Certo, ripercorrerli tutti in mezz’ora sarebbe impossibile, perciò direi che potremo provare, insieme, a focalizzare l’attenzione su alcuni momenti “topici”, per esempio… le origini.
Come è nata Camelozampa?
Francesca Segato: «Tutto è partito da due micro case editrici: Camelopardus e Zampanera. Sara, che di formazione è traduttrice, nel 2006 aveva aperto la casa editrice Camelopardus, con l’obiettivo di pubblicare in Italia un libro, Lo Zebra di Alexandre Jardin, che era un grandissimo successo in Francia, ma che nessuno aveva pubblicato in Italia. Un anno dopo e a pochi chilometri di distanza – siamo nella provincia di Padova – io avevo avviato la casa editrice Zampanera, una micro casa editrice che pubblicava albi illustrati. Ci siamo conosciute, complice una lettura che io ero andata a fare nella scuola che frequentava uno dei bambini di Sara ed è nata una collaborazione che è durata qualche anno: si facevano le fiere insieme, ci si dava una mano a vicenda nella gestione della casa editrice. Il vero progetto è iniziato nel 2011, quando abbiamo dato vita a Camelozampa, un nome che si porta dentro la sua storia di origine, con la fusione delle due micro case editrici preesistenti».
Perché vi siete dedicate all’editoria per ragazzi?
Francesca Segato: «A motivarci è stata la nostra comune passione per il libro per ragazzi, insieme alla consapevolezza di avere qualcosa da dire, rispetto alla produzione editoriale esistente in Italia. Prima di tutto nel campo della riscoperta dei grandi classici contemporanei internazionali per ragazzi. Ci siamo rese conto che c’erano alcune lacune clamorose nel nostro paese, classici contemporanei per ragazzi che non erano mai arrivati in Italia e che quindi i lettori italiani non avevano mai avuto la possibilità di leggere, di fare propri. Ecco, la nostra storia incomincia qui».
Tre parole chiave per definire la vostra produzione editoriale.
Sara Saorin: «La prima è sicuramente “biblioarcheologia”: con questo termine, che forse ci siamo inventate ma ci piace molto, vogliamo intendere la nostra passione per lo “scavo”, che ci porta ad andare a spulciare a fondo nei cataloghi di editori stranieri, dove si possono trovare dei tesori che non sono mai arrivati, per ragioni varie, in Italia, o che sono arrivati in passato, ma oggi non sono più disponibili. A questa parola aggiungerei anche “biblioripristino” – forse anche questo è un termine che ci siamo inventate noi e anche questo ci piace tanto usarlo – che vuol dire non limitarsi a recuperare certi titoli, ma restituire loro l’integrità dell’edizione originale. Per esempio, non sempre in passato le traduzioni dei libri per ragazzi venivano fatte in modo corretto: spesso venivano decurtate, ridotte, stralciate, per motivi di diversa natura – anche di censura, talvolta – e così si finiva con lo snaturare, quando non, addirittura, tradire, il senso che l’autore o l’autrice aveva voluto dare alla propria scrittura. Ecco, noi facciamo “biblioripristino” nel senso che proviamo a riportare quel testo al suo significato originario. Così come nella veste grafica e nella cura per l’edizione cerchiamo di mantenere un attento rispetto per le edizioni originali».
Francesca Segato: «Pensando a criteri trasversali, che informano tutta la nostra produzione, aggiungerei sicuramente la parola “accessibilità”: siamo una casa editrice ad “alta leggibilità”, con l’uso di uno specifico carattere e di altri accorgimenti per rendere accessibili i nostri libri anche a chi ha difficoltà di lettura, ma anche con la realizzazione di audiolibri, per raggiungere il più ampio pubblico possibile. Ma per noi “accessibilità” è qualcosa di più di “alta leggibilità”: da sempre, i nostri libri sono rivolti prima di tutto ai lettori bambini. In molti casi li apprezzano anche gli adulti, con livelli di lettura diversi, ma i primi destinatari sono i bambini. Quindi devono parlare del loro vissuto, devono dare la possibilità di riconoscersi e identificarsi. E questo vale per gli albi rivolti alla primissima infanzia, come per gli Young Adult rivolti agli adolescenti. Puntiamo a proporre delle narrazioni che parlino a un pubblico ampio, senza discriminare».
Ricorre il vostro decennale. Quali sono stati i momenti più significativi del vostro percorso?
Francesca Segato: «Il primo Andersen… non si scorda mai! Lo abbiamo vinto per Zagazoo di Quentin Blake, che insieme a Voci nel parco di Anthony Browne, vincitore del premio Orbil, ha rappresentato una svolta, facendoci conoscere da un numero più ampio di lettori. Altri momenti importanti sono stati la nascita di nuove collane, tra cui recentemente quella di divulgazione “Le sinapsi” e “A bocca aperta”, dedicata alla fascia 0-3. E decisamente milestone per la casa editrice è stato il BOP, ovvero il Bologna Prize for the Best Children’s Publisher of the Year assegnato nell’ambito della Fiera internazionale del libro di Bologna come miglior casa editrice per ragazzi d’Europa».
Sara Saorin: «Io rispetto a Francesca farei un passo indietro nel tempo, alle nostre origini e, nello specifico, alla pubblicazione de La piccola renna di Michael Foreman. È stato il primo titolo di Camelozampa. Era il 2011. Io avevo esperienza nel campo dei diritti esteri, Francesca aveva individuato questo titolo di un grande autore che valeva la pena di portare in Italia. La piccola renna fu l’esito dei nostri sforzi congiunti, il nostro “inizio”. Il libro uscì e lo portammo alla fiera della piccola e media editoria di Roma. Eravamo nel nostro “micro-stand” e a un certo punto, un giorno, arrivò Barbara Schiaffino con la copia dell’Andersen che recensiva, quel mese, proprio La piccola renna. Fu una grandissima emozione, ancora di più quando la persona che si occupava, allora, della nostra promozione editoriale, ci disse: “Se volevate un segnale di essere sulla strada giusta… eccolo qui!”. Nel ricordare ancora mi emoziono. Questo è un ricordo che racchiude, nel contempo, tutto quello che facciamo, il nostro legame con Andersen e il lavoro che questa persona fa ancora con noi, sebbene in una veste diversa».
Quali caratteristiche deve avere un libro per entrare nel vostro catalogo? Come scegliete i testi da inserirvi?
Francesca Segato: «Non ci focalizziamo su temi o tagli particolari. Cerchiamo albi illustrati e romanzi per ragazzi che siano una fonte di ispirazione per i lettori più giovani, parlino direttamente al loro vissuto, siano capaci di suscitare emozioni, di far ridere e di commuovere, ma anche di stimolare uno sguardo critico, aperto verso il mondo che ci circonda, senza voler assolutamente dare dei messaggi o trasmettere qualche valore, ma piuttosto ponendo delle domande. Non pubblichiamo, invece, proposte che ci sembra diano uno sguardo ristretto, velato da stereotipi o pregiudizi. Un altro aspetto molto importante, per noi, è la qualità sia iconica che letteraria: gli stili possono essere i più diversi – c’è molta eterogeneità nel nostro catalogo – ma l’importante è che siano frutto di una ricerca artistica personale profonda ed evidente. Questo perché vogliamo che i bambini e i ragazzi siano esposti a quello che c’è di meglio nella produzione culturale. Può capitare che ci arrivi la proposta di un romanzo che ha un tema molto interessante e una sinossi accattivante, ma se leggiamo le prime pagine e non è scritto bene – non ha qualità letteraria – purtroppo per noi è già fuori gioco».
Quali sono i libri del vostro catalogo ai quali siete maggiormente affezionate?
Francesca Segato: «È difficile, ma dovendo scegliere un posto particolare ce l’ha Voci nel parco di Anthony Browne. Siamo molto legati a questo autore, e a questo albo, un capolavoro che parla di tutto: di empatia, di solitudine, di incontro con l’altro e lo fa, anche a livello stilistico, con una grandissima originalità».
Sara Saorin: «Tra i romanzi, direi Maionese, ketchup o latte di soia di Gaia Guasti, che è stato anche finalista al Premio Strega Ragazze e Ragazzi. È un romanzo che abbiamo corteggiato per tanto tempo e non ci decidevamo mai a pubblicarlo, perché l’autrice, francese di origine italiana, non voleva tradurlo, e a noi sembrava un po’ complicato fare tradurre un testo che invece l’autrice stessa avrebbe tranquillamente potuto riscrivere in italiano, ma alla fine… eccolo nel nostro catalogo. Secondo me questo romanzo ha tutto quello che un buon libro dovrebbe avere: fa ridere, fa sorridere, fa sganasciare, fa piangere; ha dentro amicizia, integrazione, tolleranza e tanto altro ancora. Ha un sacco di temi in pochissime pagine, che poi è un requisito essenziale della collana di cui fa parte, “Gli arcobaleni”. È un libro che oserei definire “speciale” e lo ripeto spesso anche all’autrice».
Che mi dite, infine, della filosofia “a chilometro zero”?
Francesca Segato: «Quando possiamo, cerchiamo di stampare i libri il più vicino possibile a noi per ridurre l’impronta ecologica che ciascun libro si porta dietro. Non sempre ci riusciamo, perché per esempio le coedizioni devono per forza essere stampate in Cina, però nella stragrande maggioranza dei casi stampiamo a pochi chilometri dalla nostra sede e così quando un libro va in distribuzione non ha già alle spalle un carico di chilometri – e quindi di C02 – molto impattante».
Ultima domanda… come immaginate i prossimi dieci anni di Camelozampa?
Francesca Segato: «Difficile immaginarlo, perché in genere ragioniamo sempre su una prospettiva di un paio d’anni, che è quella del piano editoriale. Di certo, però, siamo proiettate su due progetti nuovi, che cercheremo di portare avanti, la collana di albi illustrati divulgativi, “Le sinapsi”, e “A bocca aperta”, dedicata alla fascia 0-3. E poi… ci piacerebbe semplicemente continuare il percorso che abbiamo iniziato, perché ci sono ancora tantissimi titoli da scoprire, sul panorama internazionale, ma anche tanti progetti emozionanti che stiamo seguendo con i nostri autori e illustratori».
Sara Saorin: «Il mio sogno sarebbe quello di ampliare un po’ la squadra di lavoro, perché Camelozampa è cresciuta molto in termini di produzione, nel 2021 pubblicheremo 40 novità, ma noi siamo sempre le stesse! Stiamo lavorando molto per organizzarci e riuscire a tenere il ritmo della crescita della casa editrice, che è stato davvero galoppante».
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