[da Andersen 293 – giugno 2012] – L’articolo di Anselmo Roveda in occasione del Premio Andersen assegnato a Chiara Carminati come Miglior scrittore, con la seguente motivazione “Per saper coltivare e proporre con passione, cura e determinazione il linguaggio poetico per e con l’infanzia, anche intrecciandolo con altre arti e accompagnandolo con una riflessione teorica ampia e approfondita”.
Scegliere la poesia come linguaggio privilegiato del proprio fare letteratura non è semplice, praticarla poi con la competenza e la caparbietà necessarie a renderla letta, ascoltata, goduta e fruita fuori dai circuiti dei cultori è fatto raro. Se, in sovrappiù, la strada è quella della poesia per l’infanzia – e “con l’infanzia” – il percorso rischia davvero di tramutarsi in una traccia di sentiero su crinali dal terreno incerto e ruinoso; al già discosto della poesia si aggiunge l’ignoto della letteratura per l’infanzia (almeno per parte rilevante dei lettori, anche quelli professionali della filiera del libro ‘adulto’). E ad ogni curva, dietro ad ogni asperità, non è allora difficile imbattersi nei mostri in voga nelle letture e nelle interpretazioni superficiali; quelli delle errate equivalenze (poesia per l’infanzia uguale buoni ammaestramenti valoriali e rima semplice rigorosamente baciata) e degli stereotipi (e degli usi linguistici) più logori.
Poi per fortuna ci sono gli scrittori (anche) per l’infanzia. Molti di questi autori, normalmente versati a diverse scritture, si cimentano pure con la rima e il testo ritmico, ma a parte rare eccezioni (penso a Guido Quarzo) non molti tra i buoni narratori praticano con la stessa felicità le corde della poesia. Se a felicità vogliamo accostare costanza e consuetudine finiremo, in Italia, a poter definire poeti per l’infanzia – non solo nella pratica, ma pure nella riflessione intorno a questa forma d’espressione – un numero di autori che si possono tranquillamente contare sulle dita di un paio di mani, forse di una. I lettori di Andersen lo sanno bene, sono le voci – Formentini, Tognolini, Quarenghi, Carminati… – con le quali ragioniamo di poesia e infanzia oggi. E tra queste voci c’è il Premio Andersen 2012 come miglior scrittore: Chiara Carminati. Chiara Carminati ben interpreta quella competenza e quella caparbietà, intorno al fare poesia, delle quali dicevo in apertura. Una caparbietà pacata, di lungo passo, in continuo rapporto con la riflessione teorica e con la pratica quotidiana dei laboratori e degli incontri. Una poesia, e un ragionamento sulla poesia (da ultimo Perlaparola, Equilibri 2011), che tiene saldamente e concretamente dinnanzi a sé il destinatario: l’infanzia. Riuscendo così per davvero a trasmettere alle bambine e ai bambini la passione per la parola e la poesia attraverso le uniche strade possibili, ovvero il gioco e il senso della meraviglia, come la stessa Carminati ha più volte evidenziato.
La sua scrittura si concentra e passa dalla poesia e dalle rime (fin da Il mare in una rima, Mondadori 2000 e ora Nuove Edizioni Romane 2010, fino a Poesie per aria, Topipittori 2009), ma non si esaurisce lì. Un’altra cifra che informa la produzione poetica e più in generale tutto il lavoro letterario (non scorderei le piacevoli prove narrative e le più antiche traduzioni) è, infatti, il dialogo costante con altre arti e forme d’espressione, storiche e contemporanee. Arti figurative, musica e teatro entrano nel lavoro di Carminati offrendo spunti e occasioni per libri (Il carnevale degli animali e Le Quattro Stagioni, entrambi Fabbri 2004 e poi Rizzoli 2008, o In viaggio con Wolfang, Fabbri 2006, e Quadri di un’esposizione, Fabbri 2007) o divenendo parte del progetto stesso (le fotografie di Ilaria Turba per Occhi sulla città, Artebambini 2012, o le musiche di Giovanna Pezzetta per i volumi usciti nella collana “Zerotre” di Panini) o ancora dando vita a spettacoli (da ricordare la collaborazione con Linea Armonica).
Spesso ci troviamo dinnanzi a vere e proprie azioni di coprogettazione artistica, sancite da fruttuose e fedeli collaborazioni, portate avanti intrecciando diversi linguaggi, illustrazione in primis. Intrecci forti ben evidenti anche nel consolidato rapporto artistico con l’illustratrice Pia Valentinis che di Chiara ha illustrato molta parte dell’edito. Un lavoro continuo, fatto senza risparmiarsi, pur nella sobria e ben circoscritta bibliografia, e agito distribuendo con parsimonia e concentrazione i propri interventi pure su diversi media: dai periodici per bambini alle riviste di settore e di poesia, dal teatro alla radio.