16 gennaio 2018 – Andrea Antinori è tra gli ospiti della terza edizione del Picturebook Fest (27 gennaio – 4 febbraio), nove giorni di mostre e incontri per “scrutare meraviglia”, esplorando il mondo degli albi illustrati. A Lecce, Antinori porterà per la prima volta il laboratorio Piante e animali terribili di Dino Ticli (Lapis), invitando i partecipanti a costruire un bestiario pieno di creature velenose, spaventose e pericolose (“spero tutte inventate”, sottolinea).
DALLA RIVISTA: Su Andersen di dicembre, potete leggere il reportage di Oriana Picceni sul Bestiario (in costruzione) di Gabriele Pino.
Illustratore de La zuppa dell’orco (Biancoenero) – miglior libro 6/9 anni del Premio Andersen di quest’anno –, Andrea Antinori propone al festival di Lecce anche un laboratorio già testato sul campo, C’era una volta Monna Lisa, nato dall’albo Entrata di Cristo a Bruxelles (Corraini). I bambini saranno invitati a replicare ciò che accade nel libro: raccontare una storia partendo da un’opera d’arte, scelta da una selezione di dieci grandi capolavori. Queste opere possono essere ritagliate, modificate, ricomposte e mescolate, facendo così interagire la Venere di Botticelli con “l’urlatore” di Munch, o con le antropometrie blu di Yves Klein.
In attesa del Picturebook Fest, abbiamo rivolto all’autore quattro domande.
Se dovessi dare una tua personale definizione di picture book, quale sarebbe?
Sono storie dove la narrazione è fatta di scrittura e immagini, e dove non esiste l’uno senza l’altro: si compensano e si aiutano a vicenda. Se poi si parla di silent book, la scrittura c’è, ma è dentro le immagini, che devono essere guardate e lette. Questo è il punto di partenza: l’illustrazione diventa per me anche l’occasione di rappresentare le mie esperienze, i miei gusti e le mie passioni, ma raccontando altre storie.
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I tuoi lavori spaziano dalla narrativa alla non fiction. In quale di questi mondi ti trovi più a tuo agio e perché?
Mi trovo a mio agio in egual modo con entrambi, anzi, credo che il mio approccio non cambi poi così tanto. Fin da quando ero bambino leggevo soprattutto libri di animali e scienza. Quindi, quando sono cresciuto, è nato Un libro sulle balene, pensato per me quando ero piccolo. Però, in fondo, non l’ho fatto in modo “tradizionale”: ho parlato di cetacei raccontando la loro storia. Credo che sia l’approccio giusto per affrontare la divulgazione. È il modo in cui assimiliamo meglio le informazioni. E quindi, più vado avanti, più il mio confine tra fiction e non fiction diventa labile. L’entrata di Cristo a Bruxelles è la storia di un’opera d’arte esistente, che però ho inventato da cima a fondo, dove i riferimenti divulgativi, quando ci sono, sono nascosti. In un certo senso, finzione e divulgazione potrebbero essere due giocatori che si passano a vicenda la palla, con qualche (positiva) invasione di campo.
Quest’anno hai firmato l’illustrazione che ha accompagnato il Festivaletteratura. Nei prossimi giorni sarai ospite al Picturebook Fest. Che cosa rende speciale un festival?
Lo racconto partendo da un caso specifico. Una delle esperienze più belle vissute attraverso un festival è stata per me quella di Imaquinario, un festival nato da poco e che mi ha portato dall’altra parte del mondo, a Lima. Tutto quello che avevo preparato per le interviste, o per il laboratorio, è stato reimprovvisato giorno per giorno, proprio perché le persone che incontri a un Festival, sono sempre diverse. Quest’anno lavorerò nuovamente per Imaquinario progettando l’immagine della nuova edizione, e questa è un’altra cosa bella dei festival: ripetendosi, diventano l’occasione per rimanere in contatto con le persone.
Quali sono gli strumenti di lavoro irrinunciabili per un illustratore?
Essere curiosi, per scoprire (sui libri, ma anche sul campo) quello che racconterai.
Essere vigili, per osservare con attenzione quello che ti circonda.
Non affezionarsi troppo al proprio lavoro, avere il coraggio di prendere strade diverse.
Essere divertenti, ironici, a volte anche quando si parla di cose serie. E soprattutto ironici verso se stessi.
Avere un taccuino sempre in tasca: come ha detto una volta Steven Guarnaccia, una storia può venire da un momento all’altro, quindi bisogna essere sempre pronti ad appuntarla.
Per il resto, ognuno disegna con quel che vuole.
Potrebbero sembrare delle regole, ma spesso sono il primo che non le rispetta: più che perle di saggezza, sono appunti che cerco di non scordare…
Di illustrazione, albi illustrati e storie si discuterà a Lecce nei giorni del Picturebook Fest con Pietro Corraini, Anna Castagnoli, Bruno Tognolini, Francesca Romana Grasso, Massimo Bray, Grazia Gotti e Pietro Manni, Noemi Vola, Fausto Gilberti.
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In esposizione ci saranno le tavole di Fausto Gilberti (che nell’occasione presenterà il libro Duchamp, Corraini) e – in collaborazione con il Centro Studi Alberto Manzi, Alessandra Falconi e il Centro Zaffiria – aprirà la mostra Non è mai troppo tardi per un diritto, una raccolta di manifesti e animazioni video sui diritti dei bambini, realizzati da giovani artisti e artiste dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, coordinati da Alessandro Sanna (illustratore e artista), da Federico Taddia (giornalista e divulgatore) e Marco Mantovani (musicista).
Le illustrazioni sono tratte, nell’ordine, da Entrata di Cristo a Bruxelles (Corraini), Piante e animali terribili di Dino Ticli (Lapis), La zuppa dell’orco di Vincent Cuvellier (Biancoenero), Un libro sulle balene (Corraini) e di nuovo Entrata di Cristo a Bruxelles (Corraini).
Il mondo dell’illustrazione sulla rivista Andersen: ogni mese, nelle prime pagine, trovate un profilo a cura di Walter Fochesato dedicato all’illustratore di copertina, ma anche articoli su festival e progetti, interviste agli autori e tante recensioni dei titoli illustrati più interessanti usciti in libreria. La copertina di Andersen – dicembre era firmata da Manuele Fior; la copertina di gennaio-febbraio è firmata da Otto Gabos.
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