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Misha. Io, i miei tre fratelli e un coniglio di Edward Van de Vendel e Anoush Elman – ill. di Annet Schaap – trad. di Laura Pignatti, Sinnos
Per la delicatezza di un racconto che dà voce all’infanzia e al tempo stesso racchiude frammenti di memoria collettiva. Per la capacità di narrare, con freschezza e intensità emotiva, l’incontro tra diverse generazioni e diverse culture. Per la galleria di ritratti che fanno da contrappunto al testo e per la cura grafica che rende il libro accessibile a tutti.
Edward van de Vendel, tra i principali scrittori olandesi per ragazzi, quest’anno nella short list dell’Hans Christian Andersen Award accanto ad autori come il belga Bart Moeyaert o la brasiliana Marina Colasanti, torna sugli scaffali con un romanzo illustrato pubblicato da Sinnos, catalogo dove l’autore è già presente con La ragazza di bambù e Tredici cervi blu. Anoush Elman, che firma il testo con van de Vendel, è fuggito dall’Afghanistan con la sua famiglia quando era bambino, e oggi è un cittadino olandese: insieme avevano già scritto un romanzo per ragazzi più grandi, nel 2008, non disponibile in italiano, mentre con Misha si rivolgono a un pubblico più giovane. Accanto al testo, tradotto da Laura Pignatti, scorrono le illustrazioni di Annet Schaap, che costruisce una bellissima galleria di personaggi, quasi sempre ritratti insieme a un coniglio, una piccola creatura bianca che sottolinea la fragilità di ciascuno, il bisogno di cura, di sicurezza. La protagonista del romanzo si chiama Roya, ha nove anni, ne aveva tre quando lasciò l’Afghanistan con i suoi genitori e i tre fratelli maggiori (Bashir, Hamayun e Navid), perché “papà insegnava alle bambine, che era proibito.” Dopo una lunga attesa, la famiglia ha ottenuto il permesso di restare in Olanda e finalmente ha una casa. Roya sente però che le manca qualcosa e chiede di poter scegliere un animaletto da accarezzare e da accudire: un coniglio. È lui a chiamarsi Misha, nome che dà titolo al libro, ed è lui ad animare le relazioni interne alla famiglia; la sua presenza sembra attivare i pensieri, i ricordi, il bisogno di abbracciarsi, di colmare i vuoti, di sedersi in cerchio a raccontare. Ma soprattutto, con la sua sparizione improvvisa, che spezza il cuore di Roya, Misha sembra dare voce ai suoi umani, al loro bisogno di sentirsi a casa e al tempo stesso di elaborare il lungo viaggio – fatto di dolore e bellezza – che li ha portati fin lì. Misha è un romanzo sottovoce, dove ritroviamo quell’“inusuale delicatezza” che Antonio Faeti sentiva tra le pagine di Quello che ho dimenticato, altro titolo di Edward van de Vendel, oggi fuori catalogo, originariamente tradotto per “I Delfini” (Fabbri Editori): un racconto che ci riporta a Misha seguendo filo della memoria, degli intrecci di storie e persone, di una scrittura leggera e profonda che sa dare voce alle emozioni e ai desideri dei bambini.
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