L'ARTICOLO DEL MESE/LA RIVISTA

Nello studio di Maurice Sendak di Martina Russo

L’articolo di Martina Russo – che ci accompagna nello studio di Maurice Sendak attraverso il dialogo con Lynn Caponera (presidente della Fondazione Maurice Sendak) e con Sergio Ruzzier, Premio Andersen 2023 come Protagonista della Cultura per l’Infanzia – è stato pubblicato su Andersen n. 411 – aprile 2024. Sostieni Andersen e abbonati ora! Visitando il bookshop, è anche possibile acquistare la copia del mese.

Sono le 10.30 del mattino in Connecticut, nello studio di Maurice Sendak. Io non sono lì, ma guardo Lynn Caponera – presidente della Fondazione Maurice Sendak – attraverso lo schermo del computer, cinque ore avanti nel tempo, mentre proprio da quello schermo mi racconta come lavorava uno degli artisti e autori di libri per l’infanzia più noti nel mondo. Tra poco meno di un mese Caponera sarà a Bologna, per la prima volta, in occasione della pubblicazione di diversi albi di Sendak in Italia, a opera di Adelphi, nella collana “I cavoli a merenda” e chi leggerà questo articolo nei giorni della Fiera avrà la possibilità di andarla a sentire in Sala Allegretto (mercoledì 10 aprile). Io, nell’attesa, la ascolto parlare in quello studio speciale, illuminato da grandi finestre oltre le quali si scorgono alberi e, forse, uno di quei cani tanto amati sia da Sendak sia da Lynn, che all’artista è legata praticamente da tutta la vita. 

Casa-studio di Maurice Sendak, ora sede della Fondazione

“Ho conosciuto Maurice Sendak quando avevo undici anni. Mio fratello Peter lavorava qui, in questa casa che ora è sede della Fondazione e attorno alla quale io mi sono trovata a gravitare ogni giorno dopo la scuola. Sendak è stato fin da subito un mentore, ma non solo. Condividevamo l’amore per i cuccioli e per il giardinaggio, ma lo osservavo anche lavorare. Ad un certo punto addirittura ho iniziato a fare da modella per i suoi libri: se vedi tra le pagine dei grandi piedi spaventosi, ecco, sono i miei” ride.

Accompagnata da un sorso di caffè mi racconta qualcosa di più di chi fosse Sendak, o come affettuosamente lo ricorda, Maurice: “Molto semplicemente era una persona meravigliosa con cui crescere: era molto generoso con il suo tempo e ci teneva a farti sentire parte della famiglia. Aveva anche un gruppo molto ristretto di amici, non era solito uscire molto perché lavorava in continuazione. Quando mi sono trasferita qui a diciannove anni avevo la camera proprio sotto il suo studio, lo sentivo fischiettare Mozart e andare avanti a lavorare fino a notte fonda. Con questa splendida serenata mi addormentavo. Il giorno dopo arrivavo nel suo studio e come per magia aveva realizzato un capolavoro”.

Un’immagine da Bombo-lardo (Adelphi)

Anche se, il vero capolavoro, per lui era un altro: “Maurice era solito dire che il libro, come prodotto finito, fosse la vera opera d’arte: per cui quando creava qualcosa lo faceva con l’intenzione che fosse un bellissimo oggetto una volta pubblicato. Non amava l’idea di realizzare qualcosa da appendere al muro: per lui l’opera d’arte era quel libro che stava nelle case e nelle librerie di tutti i bambini. Per questo motivo era molto attento – e ora cerca di esserlo la Fondazione – a tutti gli aspetti della produzione del libro. Dalla scelta della carta alla migliore resa in stampa. Voleva che i bambini avessero il meglio”.

Casa-studio di Maurice Sendak, ora sede della Fondazione

Un’attenzione quasi maniacale confermata anche da Sergio Ruzzier – autore completo (i lettori di Andersen ricorderanno il Premio 2023 come Protagonista della cultura per l’infanzia), di recente traduttore e a sua volta membro della Fondazione, oltre a essere uno degli ultimi artisti ad aver partecipato alla Fellowship promossa dalla Fondazione quando Sendak era ancora in vita. Sarà lui ad accompagnare Caponera nell’incontro bolognese. Raggiungo anche lui telefonicamente, per farmi anticipare qualcosa dell’appuntamento in Fiera.

“Sendak era molto attento al proprio lavoro ed era giustamente pignolo su questi aspetti, e lo stesso cerca di fare la Fondazione, mantenendo la qualità più alta possibile, non solo per quel che riguarda i libri che vengono stampati negli stati Uniti (da Harper Collins), ma in tutte le edizioni intorno al mondo. Adelphi sta facendo un lavoro straordinario in questi anni, perché oltre a tenere in catalogo Nel paese dei mostri selvaggi, con la splendida traduzione di Lisa Topi, dimostra un’alta attenzione anche ai materiali e alla forma”.  
D’altronde, mi confermano tanto Ruzzier quanto Caponera, la vita professionale di Sendak era tutt’altro che scissa da quella personale: lui era il suo lavoro.

Lynn Caponera

Ne emerge il ritratto di un uomo in costante apprendimento, soddisfatto delle sue opere ma desideroso di non fermarsi, di evolvere in continuazione, di avere sempre un nuovo progetto tra le mani, un po’ per combattere l’ansia, un po’ perché completamente devoto all’arte.
“Se osservi le opere di Sendak – mi racconta Caponera – puoi vedere come nel corso del tempo il suo stile sia cambiato: per tutta la vita ha continuato a studiare, osservare, evolvere e a prendere ispirazione da quelli che considerava maestri. Penso a Samuel Palmer, che aveva ben presente nel momento in cui lavorava a Nel mondo là fuori. Così come puoi percepire l’influenza che ha avuto sul suo stile la musica classica. Era costantemente concentrato nell’imparare qualcosa di nuovo”.

Lo conferma anche Ruzzier: “I libri in uscita per Adelphi permettono di vedere periodi e stili molto diversi di Sendak: dal cofanetto con quattro piccoli volumi, al Signor Coniglio e il regalo perfetto (entrambi del 1962, ma molto differenti tra loro) a Nel mondo là fuori, che è del 1981, e infine Bombo-lardo, ultimo libro pubblicato in vita, nel 2011, in uno stile completamente differente rispetto ai precedenti”.

Con quest’ultimo libro Ruzzier ha un legame molto speciale, dal momento che è stato pubblicato negli Stati Uniti mentre si trovava proprio con Sendak: “È un libro passato un po’ in sordina, ma ritengo che questo sia il completamento di quella che viene definita la sua trilogia e che definirei invece quadrilogia, composta da Nel paese dei mostri selvaggi, La cucina della notte Nel mondo là fuori. Ne abbraccia i medesimi temi: la precarietà dell’infanzia, la voglia di evadere, di fare qualcosa di indipendente, l’immagine di un mondo adulto frustrante, il bisogno bambino di trovare la propria dimensione. C’è sempre quella tensione, quella possibilità di morire, in senso molto lato: c’è il rischio di morire mangiati dai mostri, rapiti dai goblin, o perché si decide di non compiere più gli anni”.

“Uno dei suoi pregi più grandi – continua – è che ogni suo libro è senza tempo, questo è quello che rende un autore un classico. Certo, c’è qualche libro degli anni Cinquanta che può sembrare lontano dal gusto contemporaneo, ma è sorprendente il fatto che Sendak sia stato così libero di cambiare tecnica e stile rimanendo sempre lui.

un’immagine tratta da Bombo-lardo (Adelphi)

I suoi libri d’altronde sono rilevanti ancora adesso perché quando li ha realizzati non seguiva le mode, non guardava cosa veniva pubblicato intorno. Ovvio, aveva i suoi epigoni, ma non gli interessava far parte di un’onda, gli interessava raccontare quello che era a lui caro.
Aveva un gran senso dell’umorismo, ma era una persona molto introspettiva e questo suo toccare corde così profonde ha fatto sì che le sue opere fossero davvero universali. E questo è il motivo per cui viene pubblicato ovunque e continua a essere pubblicato e amato.”

L’universalità delle sue storie è quanto sottolinea anche Caponera: “Penso che uno dei suoi più grandi pregi sia stato quello di essere capace di parlare a tutti, bambini e adulti. È sempre stato molto attento a non deludere i bambini, mantenendo sempre un altissimo livello artistico e di qualità. Spesso si sottovaluta l’importanza di un’opera quando è rivolta ai bambini, ma Maurice era in grado di lavorare anni e anni ad un libro, avendo sempre in mente quale potesse essere il suo prossimo progetto. E dedicando tutto se stesso alla sua arte. È meraviglioso che la sua opera susciti ancora così tanta attenzione: lui forse non sarebbe stato comunque molto sicuro di sé, ma sicuramente ne sarebbe stato orgoglioso”

La Fondazione ha ereditato onori e oneri in questo senso: se da una parte ha la possibilità di diffondere l’opera di un grande maestro, dall’altra deve cercare di farlo con la giusta cura.

“È una responsabilità che non prendiamo alla leggera – racconta Lynn Caponera – perché questi libri sono importanti non solo per noi, ma per moltissime persone, per Maurice stesso e per le generazioni che sono cresciute con le sue storie.

Abbiamo da poco curato una retrospettiva al Colombia Museum Of Art, e che poi a viaggiato tra Los Angeles e Denver. Una mostra ospitata in musei d’arte, non esplicitamente legati all’infanzia, anche per sottolineare il fatto che lui fosse un grande artista, che si rivolgeva a tutti.

Nelle gallerie in cui erano esposte le sue opere abbiamo visto persone piangere ed emozionarsi di fronte a immagini che le hanno riportate indietro nel tempo a quando erano bambini oppure le hanno fatte confrontare con la propria genitorialità. Questo ci ha fatto capire una volta di più come l’arte di Sendak appartenga a tutti, generazione dopo generazione e quanto sia importante non sprecarla. Riceviamo moltissime offerte, davvero moltissime, intorno a progetti che però non vogliamo fare o, meglio, che Maurice non avrebbe voluto. È un equilibrio delicato: bisogna cercare di rendere il suo lavoro il più accessibile a tutti, ma con cautela”.

Caponera d’altronde mi racconta che quello è stato sempre il suo lavoro: avere cura che Sendak potesse lavorare al meglio, assicurandosi che lui avesse la giusta atmosfera intorno e che i suoi spazi non fossero eccessivamente invasi: “Ancora mi sembra di prendermi cura di Maurice, di portare avanti quello che lui vuole sia fatto e questa è una bella sensazione”.

Ovviamente lo fa con il supporto della Fondazione, che non si occupa solo dei diritti dei libri di Sendak: “Siamo un’associazione no profit e dunque cerchiamo di sostenere anche altre associazioni che lavorano con l’infanzia, ma anche con gli animali, che Sendak amava. Ovviamente stiamo lavorando anche sui suoi libri, su nuove pubblicazioni di suoi titoli perché abbiano una seconda vita. Inoltre cerchiamo anche di dare visibilità ad un altro aspetto dell’opera di Sendak, che è stata la realizzazione di costumi e scenografie per opere teatrali”. 
Le chiedo di questa nuova avventura italiana e si mostra entusiasta: “Siamo davvero felici che vengano pubblicati questi titoli in Italia, Maurice diceva sempre se vuoi pubblicare libri splendidi devi andare in Italia!”

La aspetto, allora, e aspetto il 10 aprile per sentire di persona quello che ha ancora da raccontare sulla sua vita passata accanto a un tale gigante, sotto la saggia guida di Sergio Ruzzier, di cui percepisco l’emozione in vista dell’incontro.

La saluto, li saluto, accetto l’invito a visitare la casa-studio di Sendak, immaginandomi già circondata da creature selvagge, illuminate da quelle grandi finestre sul giardino. 

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