Lunedì 7 febbraio – Tra gli oltre quaranta titoli recensiti su Andersen n.389, nello spazio “Vetrina” come sempre dedicato alle ultime novità editoriali, Vania Imbrogiano racconta Presto, presto, presto! di Clotilde Perrin (trad. Giulia Calandra Buonaura, Franco Cosimo Panini), un albo che ci invita a riflettere sul nostro rapporto con il tempo.
“La prima parte si legge d’un fiato (…)” leggiamo nella recensione. “Il registro cambia notevolmente da metà libro in poi. La folle corsa del protagonista si interrompe all’improvviso e i ritmi narrativi rallentano con un testo che pare volteggiare sulle pagine come sospinto da una lieve brezza. La fretta è svanita e ciò che resta è il tempo.”
Clotilde Perrin, che è stata finalista al Premio Andersen 2017 con Cattivi come noi (Franco Cosimo Panini), si misura spesso con le infinite potenzialità dell’oggetto libro, utilizzando finestrelle, fori nella carta, fustellature. In questo caso sceglie semplicemente un formato insolito (30×11.5) e sfrutta lo spazio della pagina per costruire la narrazione.
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La scelta del formato viene spesso decisa in un secondo momento, ma può capitare che faccia parte integrante del progetto autoriale, entrando in stretto dialogo con i contenuti del libro, con le parole e le immagini. Qualche esempio? Pluf di Philippe Corentin (Babalibri, fuori catalogo) è un albo alto e stretto, rilegato sul lato corto, per adeguarsi all’ambientazione del racconto (un pozzo). Oppure Il libro rosso di Barbara Lehman (Il Castoro, vincitore del Premio Andersen come Miglior libro fatto ad arte nel 2008, fuori catalogo), dove l’oggetto libro, rosso e quadrato, diventa protagonista del racconto (senza parole), dando al lettore la sensazione di precipitare dentro la storia.
Per accompagnare la lettura di Presto, presto, presto! vi proponiamo una piccola selezione di libri dal formato più o meno insolito, dove dimensione e forma acquistano un peso nella narrazione.
Il libro sbilenco (trad. Marco Graziosi, Orecchio Acerbo) di Peter Newell, da questo punto di vista, ha precorso i tempi. Portato in Italia da Orecchio Acerbo nel 2007, ma pubblicato per la prima volta nel 1905, l’albo ha una forma per l’appunto sbilenca e racconta la storia di un passeggino in fuga che corre a gran velocità lungo le pagine oblique, dando vita a un’avventura irresistibile e rocambolesca. Nel frontespizio si legge: “Questo libro sale piano / ma in discesa è un aeroplano.” Il libro è citato anche da Sandro Natalini in un suo articolo dedicato ai formati degli albi, pubblicato su Andersen n. 357.
Hai preso tutto? (Minibombo) di Chiara Vignocchi e Silvia Borando trasforma l’oggetto libro in una valigia aperta. C’è un gruppo di amici in partenza per le vacanze e tutti hanno dimenticato qualcosa. Ogni volta che gira pagina, il lettore apre una nuova valigia, ne scopre in contenuto e si avvicina piano piano alla sorpresa finale.
Scritto e illustrato da Susanne Strasser, La torta è troppo in alto (trad. Giulia Genovesi, Terre di Mezzo) e libro alto e stretto, proprio come la casa al centro del racconto. Sul davanzale c’è una torta, decisamente troppo lontana da terra perché gli animali possano raggiungerla. Orso, maiale, cane, coniglio, gallina e rana cercano così di colmare la distanza mettendosi uno in spalle all’altro… Un divertente racconto per i più piccoli, con sorpresa finale.
L’ascensore del piccolo bradipo (trad. Elisabetta Scantamburlo, Babalibri) di Tomoko Ohmura è un albo illustrato rilegato sul lato più stretto e che si legge “in verticale”. Pagina dopo pagina, scendiamo insieme al bradipo lungo il tronco di un albero molto alto, ai piedi del quale ci aspetta una pozza d’acqua per un bagno rinfrescante. Il formato consente di sottolineare l’altezza della pianta e, al tempo stesso, la lentezza del protagonista. Anche in questo caso, come per La torta è troppo in alto, non manca una sorpresa finale.
Anche L’ascensore (VerbaVolant) di Daniele Bergesio e Olha Muzychenko ha un formato alto e stretto, che richiama la porta di un ascensore. Le pagine all’interno sono rilegate sul lato stretto, come una sorta di bloc-notes, una scelta che permette di mostrare il condominio al centro del racconto in tutta la sua altezza.
Il barbaro (Gallucci) di Renato Moriconi, di recente tornato in libreria grazie a una ristampa, è un albo senza parole dove il formato – ancora una volta alto e stretto – serve a consentire il movimento del protagonista, a dorso di cavallo, dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto. Fino alla sorpresa finale, quando l’autore svela finalmente il contesto di questa straordinaria avventura che prende forma grazie all’immaginazione di un bambino.
La piccola Anna (trad. Laura Cangemi, Vanvere edizioni), scritto da Inger Sandberg e illustrato Lasse Sandberg, sceglie un formato a misura della sua protagonista, che nelle prime pagine incontra un Signore Alto Alto, “così alto che non entrava nella pagina”. Soltanto grazie a lui riesce a guardare lontano e a ritrovare qualcosa che ha perso…
Cosa vuoi bebè? (Phaidon), progetto di tupera tupera, pseudonimo adottato dal duo creativo Tatsuya Kameyama e Atsuko Nakagawa, è un libro tutto cartone dal formato tondo, che gioca con la forma del viso del bebè protagonista, ma anche con gli oggetti che più desidera: l’orsacchiotto, la palla, il tamburello e infine il seno materno. Sempre pubblicato da Phaidon, ma non ancora tradotto in Italia, ricordiamo This is not a book di Jean Jullien e il suo seguito This is still not a book, dove l’oggetto libro – pagina dopo pagina – si trasforma, diventando un computer portatile, una scatola degli attrezzi, un frigorifero o persino una tenda.
Gran Premio! (Sinnos), scritto e illustrato da Marie Dorléans, è un albo molto divertente, che sceglie un formato leggermente allungato, all’interno del quale trovano il giusto spazio le illustrazioni di una corsa di cavalli…
Immagina di essere in guerra (Feltrinelli), scritto da Janne Teller e illustrato da Helle Vibeke Jensen, si presenta con lo stesso formato e aspetto di un passaporto: una scelta grafica che contribuisce a catapultare letteralmente il lettore dentro la storia, proprio come desiderato dall’autrice. Scritto in seconda persona, questo racconto ci invita ad assumere un punto di vista diverso dal nostro. “Se oggi in Italia ci fosse la guerra… tu dove andresti?”. Dal libro, finalista al Premio Andersen nel 2015, è nato un laboratorio di Daniela Carucci per Andersen e Goethe Institut Genua.
[Selezione dei titoli a cura di Mara Pace]
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