L’articolo del mese, firmato da Anselmo Roveda, è dedicato alla figura di Giampaolo Dossena in occasione della ripubblicazione di due volumi dell’autore cremonese – Dante e Abbasso la pedagogia – che consentono di tornare alle sue due grandi passioni: giochi e letteratura. Sostieni la rivista Andersen: abbonati ora!
Novantuno anni fa, sul finire del mese di settembre 1930, nasceva a Cremona Giampaolo Dossena (1930-2009); studioso vastissimo e più che colto, spassionatamente curioso e sagacemente irriverente, di letteratura e di giochi, ma anche dirigente editoriale, scrittore e giornalista; per molti – e pure per noi, facitori di queste pagine – impareggiabile maestro di sguardi e di scrittura. Per otto anni, dal 1997 al 2005, tenne mensilmente sulle pagine di Andersen la serie “Lettere in gioco”, rubrica arguta di giochi di parole e linguistici che continuava idealmente il suo appuntamento periodico e puntuale con i lettori intorno alle curiosità della lingua (intesa pure come elemento del far letteratura) e, più in generale, dei giochi. Un rapporto con i lettori iniziato fin dagli anni ’60 e declinatosi in storiche collaborazioni con Linus, La Repubblica, L’Espresso, Il Sole 24 Ore, L’Europeo, Tuttolibri-La Stampa…
I giochi – tutti, e quelli della lingua in particolar modo – sono stati campo d’indagine (e, grazie ai periodici, occasione di condivisione) che gli hanno consentito di raggiungere innumerevoli lettori e così trasmettere, innanzitutto, l’immagine di Dossena esperto di giochi. È stata però la letteratura la prima e perdurante passione di studio, anch’essa accostata con ruvida e sublime munificenza al lettore d’ogni tipo (anche da ombrellone); un ambito nel quale ha confezionato volumi coltissimi eppure diretti e spassosi, volutamente lontani da ogni accademismo.
Un dialogo con i lettori, pure dei volumi di storia della letteratura, che traspare netto, con chiamate esplicite e allocutive, nella prosa; un dialogo fatto da chi è consapevole che i libri si possono (si devono?) aprire e chiudere a piacimento, e quindi riaprire, magari saltabeccando, e poi ritornando e, infine, scegliendo – quasi fossero un librogame – un proprio personale percorso che (almeno negli auspici dosseniani) porti, pure per lunghe pause, ad altri libri o addirittura (sempre nella scabra divertita franchezza dell’autore) a lasciare il volume. Un esempio?
«Non è detto però che mi dobbiate seguire in questi due voli: ho nominato san Gerolamo, potreste fermarvi e perdervi subito a leggere qualcosa di o su san Gerolamo […]. E se vi fermerete a leggere cosa scrive Dante Alighieri su san Gerolamo (Paradiso 29.37-45: Dio creò gli angeli prima del mondo sensibile?) non ci vedremo più: ci salutiamo e ciascuno va per la sua strada.»
Così scriveva Dossena nelle battute iniziali del suo Dante (ci torneremo) dopo aver chiesto ai lettori di seguirlo in due “voli” d’analessi – uno nel 529 circa a Montecassino e uno nel 754 a Saint-Denis – che meglio consentissero di comprendere vita e opera di Alighieri.
La citazione è anche l’occasione per ricordate uno dei libri di Dossena recentemente ripubblicati: Dante (ecco che ci siamo tornati), uscito per Longanesi nel 1995 e poi riproposto da TEA, anche in una recentissima edizione 2020 nei “Saggi best seller”. Un viaggio alla scoperta di Alighieri che vi farà venir voglia di leggere pure la Storia confidenziale della letteratura italiana di Dossena, purtroppo interrotta al Seicento e disponibile in due volumi del 2012 per Rizzoli, stesso editore che ne pubblicò la prima edizione, in quattro volumi, tra il 1987 e il 1994. E magari altri suoi volumi o curatele su (o di) varia letteratura; a partire da Avventure e viaggi di mare. Giornali di bordo, relazioni, memorie, curato con Mario Spagnol nel 1959 per Feltrinelli.
L’altro libro recentemente ripubblicato è Abbasso la pedagogia, riproposto l’anno scorso da Marietti 1820, con introduzione di Roberto Farné, e originariamente uscito nel 1994 per Garzanti. Questo volume, prendendo spunto dalla scoperta “archeologica” di una vecchia bottega di Udine, ci conduce invece al Dossena amante dei giochi e delle possibilità che essi offrono come libertà e piacere (anche, ed è spiegato il titolo, in opposizione a certo pedagogismo che aggioga la pratica ludica all’apprendere). Pure questo ritorno sugli scaffali potrà funzionare da viatico, questa volta per andarsi a cercare la parte di bibliografia dosseniana sui giochi o giocosa (seriamente giocosa); siano impeccabili repertori come Enciclopedia dei giochi in tre volumi (UTET, 1999) o Il dado e l’alfabeto. Nuovo dizionario dei giochi con le parole (Il Mulino, 2004), siano spassosi esercizi come T’odio empia vacca. Dileggio e descolarizzazione (Rizzoli, 1994) nel quale ci si diverte a ribaltare le più note poesie italiane, quelle apprese per costrizione scolastica, facendo divenire il “Settembre andiamo. È tempo di migrare” di D’Annunzio un “Marzo venite. C’è spazio per restare” o, ancora, prendendo il Leopardi di “Sempre caro mi fu quest’ermo colle” trasformandolo in “Mai odioso sarà quell’imo piano”.
Tra tutto questo citar di titoli permettetemi di consigliarvene altri due: Mangiare banane (Il Mulino, 2007), sul filo della memoria, e Fai da te. Saggi di letteratura, turismo e bricolage (Rizzoli, 1991), scovato in una bancarella di via Po a Torino contribuì a farmi decidere che leggere e scrivere era quel che volevo fare. In ogni caso i titoli citati non esauriscono la bibliografia di Dossena, per quella (e per scoprire le biblioteche più vicine a voi che abbiano i suoi volumi) dovrete cercare nel sito del Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale. Non è detto però che vi scoviate tutta la sua produzione; si divertì, infatti, a scrivere, e non poco, anche con diversi nom de plume (spesso attribuendo a quei fittizi scrittori pure curiose e talvolta approfondite biografie).
La scrittura di Dossena, tratti di letteratura o di giochi, coinvolge sempre una molteplicità di livelli: l’informazione puntuale e affidabile, l’analisi rigorosa eppure personalissima, la capacità di interconnessioni quasi ipertestuali; il tutto in perfetta amalgama grazie a un registro confidenziale. Confidenziale ma mai compiaciuto e quindi efficacemente diretto e chiaro. Quando morì, nel 2009, gli dedicammo, sul n. 258, pagine di ricordo firmate da Paolo Albani, Walter Fochesato e Roberto Denti; pagine alle quali rimando e da cui traiamo l’intervento di Denti (1924-2013), altro cremonese, altro compagno di Andersen.
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