Domenica 24 maggio – Amalia Moretti Foggia Della Rovere (quest’ultimo è il cognome del marito) nasce a Mantova nel 1872 ed è una delle prime donne a laurearsi in medicina nel nostro paese. Giovanissima si trasferisce da sola a Milano per esercitare la professione, una scelta per quei tempi decisamente coraggiosa. Una scelta soprattutto in favore dei più poveri e delle famiglie operaie che porterà avanti fino alla morte avvenuta nel 1947. Ma nella seconda metà degli anni ’20 il giornalista Eugenio Balzan le affida, per l’allora diffusissima Domenica del Corriere, una rubrica di consigli medici che sovente riguardano anche le dietetica, l’igiene personale, i rimedi popolari e l’uso delle erbe. Nasce così, con un esplicito riferimento al proprio nome di battesimo, il Dottor Amal.
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Di lì a poco, visto il successo della prima rubrica, ne arriva una seconda: esordisce così la Petronilla con le sue ricette, che saranno raccolte anche in libri di successo. E qui val la pena di ricordare che la letteratura per l’infanzia c’entra eccome. Giacché Arcibaldo e Petronilla erano i nomi della coppia creata negli Stati Uniti nel 1913 dal disegnatore George McManus e approdata ben presto in Italia sulla pagine del Corriere dei Piccoli, stesso gruppo editoriale della Domenica del Corriere. Sono dei parvenu, degli arricchiti. Ma lui resta pur sempre ancorato alle sue radici di emigrato irlandese e ama le bisbocce con gli amici, le partite a carte e lo stufato con i cavoli. Lei ne inorridisce, anche perché nutre ambizioni di scalata sociale ma quando il marito traligna è spesso pronto il vecchio matterello a mo’ di minaccia.
Poi arriva la seconda guerra mondiale portandosi dietro ristrettezze alimentari, la borsa nera, i razionamenti, la fame e Petronilla con molto buon senso registra tutto ciò. A riprova che la Storia passa anche attraverso i ricettari. Nel 1941, pubblicato da Sonzogno, appare Ricette di Petronilla per tempi eccezionali. Il libro, val la pena di osservarlo subito, non ha la partizione classica del ricettario, ma usa come pretesto le riunioni di una decina di signore di diversa origine geografica che chiacchierano, sferruzzano e che, muovendo dalle loro esperienze, si scambiano suggerimenti su come metter su il pranzo con la cena, utilizzando e riutilizzando quel poco che c’è. Veri e propri esercizi di equilibrismo e di spicciola saggezza tanto che nell’indice le varie sezioni recitano fra parentesi: “Senza riso. Senza pasta”, “Un minimo di pasta”, “Con minimo o niente grassi”, “Con niente o pochissimo zucchero”.
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Il tono è colloquial-popolare e abbondano perciò i diminutivi, i riferimenti alle esperienze personali. Poi le cose peggiorano ancora e arriviamo ai Desinaretti per… questi tempi, sempre per Sonzogno in prima (e forse unica) edizione nel novembre del 1944. Sono i giorni in cui il generale Alexander con il suo famigerato proclama invita i partigiani – che rifiutano – a sospendere le azioni militari per l’inverno mettendo così in grave difficoltà i combattenti dinnanzi all’offensiva nazi-fascista. Il titolo è per più versi esemplare: “I desinaretti”, fra l’ironia e il consueto uso di vezzeggiativi tesi ad esorcizzare la realtà, e l’ammiccamento al lettore (“… questi tempi”). L’arte del destreggiarsi si affina ancor più e si esprime al massimo non solo nei suggerimenti ma negli incipit dei diversi capitoli-menù: “In uno dei giorni destinati ai salumi, ecco come potrete con le vostre razioni scarsette, allestire (e anche per 5-6 commensali) un pranzetto veramente ricercato, scicchetto e, per tutti quanti più che bastante”; “Siete agli sgoccioli delle vostre ‘razioni per minestra’ ma avete residui di pane e potete avere carciofi piccoli, teneri, novelli?”; “Ecco qua il modo di preparare un buon desinaretto quando, dal tesseramento, vi verranno concessi i fagioli secchi, o se, durante l’estate, ne avete seccati voi stesse”.
La copertina, elegante ma quanto mai mesta, è del grande Achille Beltrame, copertinista per quasi 50 anni della Domenica e che morirà di lì a poco nel febbraio del ’45.
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