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Mitsumasa Anno – trad. di Elisabetta Scantaburlo
Viaggio incantato
Babalibri
Per l’intramontabile bellezza di un albo senza parole capace di stupirci, emozionarci, incantarci. Per offrirci con rare generosità e intelligenza un percorso dove le sorprese e le invenzioni, le citazioni e le curiosità si susseguono senza soluzione di continuità. Per essere, nel segno limpido e minuto dell’autore, una perfetta metafora di ogni cammino e avventura.
La recensione di Walter Fochesato su ANDERSEN 356 | ottobre 2018
Che dire? Intanto la gioia per un libro che, apparso nel 1978 e poi ripubblicato nel 1983, era diventato da tempo pressoché introvabile. Pubblicato da Emme Edizioni mi era capitato in diverse occasioni di perorarne la causa suggerendone una riedizione. Il formato è uguale all’originale ma vi è una novità non da poco, data dalle pagine finali, datate gennaio 2009, in cui Anno spiega la nascita dell’album e ne svela alcuni (pochi, per fortuna) dei segreti, Per fortuna perché, trattandosi di un libro senza parole, è bene che ogni lettore di immagini compia fra queste pagine i suoi viaggi personalissimi. Con l’avvertenza che si tratta di una miniera di stimoli, citazioni, sollecitazioni, curiosità, informazioni, gustosi depistaggi, piccoli e voluti anacronismi, sorprese ora lievi ora stordenti. L’opera, apparsa in Giappone nel 1977, deriva da un lontano viaggio in Europa compiuto nel 1953: arrivato in Danimarca, l’artista si mosse, in macchina, in un lungo viaggio, in un perdersi alla scoperta di un mondo dove pacatamente coglieva differenze e, ancor più, consonanze con il suo mondo di origine. Nel libro il viaggiatore compra un cavallo e con esso si muove fra praterie e boschi, campi coltivati e villaggi, piccole città turrite e fattorie in un susseguirsi di infiniti incontri. Mitsumasa Anno (Premio Hans Christian Andersen nel 1984) usa una visione a volo d’uccello, ma in realtà le cose sono assai più complesse giacché i punti di vista sono sempre due. Al primo infatti si aggiunge quello del cavaliere che avanza placidamente e noi, in qualche modo ne dobbiamo tenere conto, osserviamo assieme a lui. Poi, ben presto, ci si accorge che l’inquadratura dall’alto non è così innocente e oggettiva come parrebbe. Mitsumasa, oggi novantaduenne, è anche un appassionato di giochi prospettici e matematici e quindi si diverte non poco a inserire godibilissime impertinenze grafiche dove non sempre ciò che si vede è come appare. Perché qui veramente accade di tutto: qui vi sono la vita e la storia delle persone, tantissime citazioni, numerosi dipinti e fiabe. Un libro che resta con noi nel tempo, preciso e, contemporaneamente, indefinito, imprendibile.
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