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Jason Reynolds – trad. di Francesco Gulizia
Ghost
Rizzoli
Per la capacità di raccontare, con autenticità di linguaggio e di pensiero, una storia di crescita e autodeterminazione, dove la scoperta di un talento è sinonimo di riscatto. Per lo sguardo lucido con cui viene ritratta la realtà di una periferia difficile, senza indugiare nel patetismo, ma facendola vivere attraverso le emozioni dei suoi personaggi. Per una storia di sport che non si abbandona ai conformismi e denuncia gli stereotipi, diventando terreno di gioco per una partita che è prima di tutto relazione e scambio.
La recensione di Martina Russo su ANDERSEN 362 | maggio 2019:
Non tace nulla il libro di Jason Reynolds e non si esime dal raccontare subito come stanno le cose: il papà di Castle – detto Ghost – tre anni fa ha perso la testa (più del solito) e, ubriaco, ha sparato un colpo che poteva colpire lui e la mamma, mentre cercavano di scappare da casa. Uno sparo e Ghost ha iniziato a correre senza voltarsi indietro, fino a quando quell’incubo non si è concluso con l’arresto del padre. Una corsa che gli è rimasta dentro, tanto che non riesce a resistere alla curiosità, quando, per puro caso, scorge gli allenamenti di atletica nel parco di fronte (“Perché io non mi ero mai dovuto allenare per correre. Lo sapevo fare e basta”.). Ed è di nuovo per caso o quasi, che si ritrova coinvolto nella squadra, preso sotto l’ala di un Coach che si accorge subito del suo talento, ma non solo. Entrare in squadra, infatti, significa trovare un’ulteriore famiglia, confrontarsi con i propri traumi e guardare oltre il proprio caso (anche i compagni di squadra di Castle hanno un passato turbolento). È grazie allo sport che il ragazzo capisce cosa significhi impegnarsi, sapere che ci sono persone che contano su di te, rispettare delle regole.
Jason Reynolds, di cui abbiamo avuto modo di apprezzare le doti di narratore con il bel romanzo Niente paura Little Wood (Terre di mezzo), fotografa la realtà difficile della periferia americana, ma non indugia sul patetismo, limitandosi felicemente a catturare emozioni e prese di coscienza dei protagonisti, costruiti con autenticità di pensiero e linguaggio. Lo sport è l’altra chiave di questo romanzo breve: tema fondamentale ma non pervasivo né didascalico, è il terreno su cui si gioca una partita che è in primo luogo umana e di formazione.
Il libro è sostanzialmente autoconclusivo (con un finale lasciato un poco aperto, questione di piccoli dettagli), ma è il primo della “Track series”, una serie di volumi dedicati ai ragazzi che compongono la squadra: Ghost, Patina, Sunny e Lu.
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