Editoriale Scienza festeggia questa settimana i suoi primi venticinque anni di libri e attività. Sabato a Trieste ci sarà una festa con gli autori e nei prossimi giorni sono previsti incontri e laboratori aperti a tutti. Per l’occasione, condividiamo online l’articolo pubblicato su Andersen n.346 (ottobre 2017), un’intervista con Sabina Stavro a cura di Sandro Natalini. Sostieni Andersen con un abbonamento.
Da un punto di vista etimologico la parola desiderio, derivante dal latino, si compone dalla preposizione de con accezione negativa e da sidus che significa stella, sancisce quindi letteralmente la “mancanza di stelle”, mancanza dunque di buoni presagi, di buoni auspici o di una rotta da seguire, con la conseguenza che desiderare rinvia ad un sentimento di ricerca appassionata e di attesa di conquista, una conquista che risulta motivo fondante nel lavoro di chi si dedica alla ricerca scientifica. Nel firmamento dell’editoria italiana dedicata ai giovani lettori, Editoriale Scienza è, come dice il nome, un editore di scienza che si rivolge ai bambini e ai ragazzi. La sua è una luce che continua a splendere già dal 1993 illuminando le menti delle nuove generazioni e che si avvale di un catalogo ricco e articolato. Non è un caso che la sede si trovi a Trieste, città che si definisce città della Scienza, in quanto sede di importanti istituti di ricerca e fortemente attiva e innovativa nella divulgazione scientifica. Qui è sorto il primo museo italiano hands-on (letteralmente “le mani sopra”, in quanto indirizzato al fare, all’agire e alla partecipazione attiva del destinatario) in Italia, qui si può frequentare il primo Master in comunicazione della scienza, qui si è svolto nel 2007 il primo Festival internazionale dell’editoria scientifica, con gran successo di pubblico ed è qui che, in un giorno senza bora, incontriamo l’editore Sabina Stavro.
In una intervista del 1998, Hélène Stavro socia co-fondatrice di Editoriale Scienza, avvalorava una maggiore esperienza nel trattare le pubblicazioni a carattere divulgativo basata sul metodo scientifico del hands-on (una scienza fatta con le mani), quindi lontana dai testi scolastici, da parte dell’editoria inglese.
In questi venti anni cosa è cambiato?
L’editoria anglosassone ha un’esperienza consolidata nell’ambito della divulgazione per ragazzi, per questo abbiamo avviato il nostro progetto lavorando in co-edizione con editori stranieri, per portare in Italia il meglio dell’offerta internazionale. Al contempo, abbiamo mano a mano sviluppato la nostra competenza e, sempre credendo in un approccio attivo e pratico al sapere scientifico, abbiamo iniziato a collaborare con autori, ricercatori, esperti e giornalisti scientifici italiani, cercando modi sempre nuovi per raccontare la scienza ai più giovani.
In questi anni sono cambiate molte cose. È cambiata la società, è cambiato il modo di informarsi, sono cambiati i mezzi tecnologici. La maggior parte dell’offerta divulgativa, negli anni 90 e prima, si rivolgeva, e con una certa serietà, alla fascia d’età dei ragazzi, diciamo da 10 anni in su. I libri erano spesso voluminosi e parte di collane con decine di titoli. L’impostazione era vagamente enciclopedica, e infatti molto diffuse erano quelle collane che ambivano a dare una formazione completa. I libri per bambini sotto i 10 anni erano pochi e molto semplici. Oggi la situazione si è invertita. Ragazzi e ragazze hanno un accesso sempre più facile a internet, e questo va a competere direttamente con la lettura dei libri. Inoltre una maturazione apparentemente anticipata fa sì che un ragazzino dodicenne non voglia sentirsi trattato come un bambino, con il risultato che comunicare a questa fascia d’età è diventato più difficile; di conseguenza, l’offerta di libri di divulgazione per questi lettori è andata riducendosi in proporzione. Viceversa, l’offerta di libri per i più piccoli è cresciuta. Questa crescita fa sì che oggi in libreria troviamo libri scatola, libri gioco, libri pop-up, libri scenario, libri da toccare, da ritagliare, da smontare e rimontare…
In questo ventennio la nostra casa editrice è cresciuta nel fatturato e nel personale, si è radicata nel panorama editoriale italiano, ha ampliato la propria visione e rafforzato il proprio progetto culturale. Siamo diventati sempre più internazionali, nei libri selezionati e anche nella vendita dei diritti. È una storia che non è solo nostra: uno dei successi maggiori dell’editoria italiana recente è proprio la crescita dei titoli venduti all’estero e tradotti in altre lingue, un segno di forza e di salute nonostante l’impatto della crisi economica.
Quali sono state le condizioni storico-sociali che nell’editoria contemporanea hanno sviluppato questo corpus di pubblicazioni di tipo scientifico divulgativo?
Il primo museo hands-on è sorto su territorio americano: l’Exploratorium. Inaugurato nel 1969 con Nixon al potere, le tensioni razziali che dividevano l’opinione pubblica e Neil Armstrong che aveva appena messo piede sulla luna, con sede a ridosso della bay area, in una San Francisco da sempre aperta alla sperimentazione sociale, si consacrò come il luogo perfetto per provare un nuovo modo di apprendimento. Dopo lo scoppio delle bombe ci fu un forte interesse e confronto sugli scopi della scienza e su come controllarne i suoi effetti. Si pensò quindi ad una nuova modalità che venisse in aiuto alla comprensione degli argomenti scientifici e delle conseguenze derivanti dal suo per la comunità, coinvolgendo quindi in primis i ragazzi, i cittadini di domani. Voluto fortemente dal fisico, nonché professore universitario, Frank Oppenheimer, noto per il progetto Manhattan negli anni ’40, grazie alla sua esperienza pregressa e il suo approccio educativo innovativo della scienza, basato sulla sperimentazione degli strumenti pratici, piuttosto che sull’uso dei libri scientifici nozionistici e adottato durante gli anni di docenza con gli studenti della scuola media, riuscì a concretizzare con dedizione il suo sogno: la creazione dell’Exploratorium. Un luogo del sapere, più che un museo, che ancora oggi accoglie con le sue molteplici attività e attira ogni anno migliaia di visitatori, improntato al toccar con mano e al coinvolgimento attivo ed emotivo dei destinatari sui vari ambiti disciplinari collegati alla scienza, dove non solo si guarda e si apprende, ma ci si impegna a risolvere in prima persona i problemi. Ecco perché nei nostri libri c’è sempre un grande spazio al fare, ecco perché abbiamo scelto di promuoverli con qualcosa di attivo, cioè con le animazioni.
Firme di rilievo della ricerca scientifica internazionale costellano il vostro catalogo, sembra così delinearsi la figura dello studioso sempre più proiettato a divulgare il proprio sapere, anche sfidandosi con nuove modalità espressive adatte ad essere interpretate dai più giovani. Puoi farcene un ritratto?
Per rispondere a questa domanda vi leggo una definizione proposta da Luca Novelli: “Il divulgatore di scienza è colui che scopre quello che hanno scoperto altri ma che prova piacere nel raccontarlo.”
Un buon divulgatore deve conoscere profondamente la sua materia, deve sapere come comunicare a un pubblico informazioni rigorose ma anche stimolanti. È quindi qualcosa di più di un mediatore o di un interprete. Come il mediatore e l’interprete deve essere affidabile, ma deve aggiungere quel quid, con cui comunica l’interesse e la passione per quanto sta raccontando. Spesso il tono con cui il libro è scritto rivela il carattere del suo autore. E poiché siamo nel campo dei libri per ragazzi spesso l’autore è anche l’illustratore. In questo senso gli autori di divulgazione scientifica hanno diverse provenienze e diversi percorsi formativi ed esperienziali. Alcuni sono scrittori per ragazzi con una formazione scientifica universitaria, cui si affianca la passione del disegno, l’illustrazione, la vignetta, la battuta, altri sono giornalisti, insegnanti e molto spesso, in special modo negli ultimi anni, sono animatori e operatori didattici di musei. A volte può anche succedere che un libro non abbia un autore, ma sia il risultato di un lavoro di équipe.
Vichi De Marchi, ci indica cosa deve fare un buon divulgatore: deve trasformare gli esempi, le metafore, le analogie dei suoi testi in qualcosa che sia legato al mondo vissuto dai bambini.
“Deve rispecchiare l’autenticità del pensiero scientifico senza smarrire il linguaggio semplice, ma non banale, lo spirito d’inventiva e il senso di meraviglia. Chiarezza di linguaggio senza rinunciare alla precisione, senza perdersi nei dettagli, senza rinunciare a una scrittura piacevole, attrarre il lettore, interessarlo. Coerenza interna, concatenazione tra le parti del discorso tra testo e immagini”.
LEGGI ANCHE: Vichi De Marchi e Roberta Fulci raccontano la collana Donne nella Scienza
Cosa veicola e caratterizza un progetto a marchio Editoriale Scienza?
Sono progetti che nascono nella profonda convinzione che la scienza sia parte irrinunciabile e fondamentale della cultura. In un panorama editoriale che oggi sempre più tende ad offrire ai giovani lettori un’ampia scelta di libri che vanno dal divulgativo scientifico alla narrativa fantastica, il bambino può decidere di leggere (o farsi leggere) Cappuccetto Rosso o come vive la lumaca: per lui possono essere storie altrettanto interessanti da cui trarre piacere. Raccontare il mondo reale, la natura e la tecnica divengono, allo sguardo dei più piccoli, occasione di curiosità, di meraviglia, di crescita culturale e arricchimento del sé, che nelle nostre proposte si realizzano ponendo una particolare attenzione alla comunicazione, alla scrittura e al corredo iconico. Seppur riteniamo per i nostri lettori determinante il fattore della comprensione dei contenuti scientifici trattati, puntiamo a realizzare questo obiettivo senza dimenticarci di divertire e stupire, in quanto l’aspetto ludico (il gioco come strumento di conoscenza) è da ritenersi essenziale nel veicolare i saperi e a imprimerli poi nella memoria. Se è da bambini che si prendono le buone abitudini, il valore esperienziale resta marcato profondamente nel modo di vedere il mondo in età adulta. Nel nostro tempo, la tecnologia e l’innovazione entrano così prepotentemente nella vita quotidiana, che aver sviluppato un interesse per la scienza sin da piccoli garantisce di divenire poi cittadini più consapevoli, più partecipativi e con una maggiore coscienza di ciò che ci circonda. Focalizzarci su specifici contenuti (la scienza appunto), visti nelle loro complessità, ci consente una conoscenza approfondita del settore e ci orienta nella scelta di cosa pubblicare. Specializzarsi rende il lavoro più semplice e si spera più qualificato ed efficace.
Cosa consigliare a un autore o ad un illustratore nel proporvi un progetto?
Suggeriamo innanzitutto di studiare un po’ il nostro catalogo: ci sono già libri per la stessa fascia d’età? Sullo stesso argomento? Con un taglio simile o diverso? Se le risposte dovessero rivelarsi tutte positive, forse il progetto non apporterà novità al nostro catalogo e quindi difficilmente vi troverà spazio; viceversa se le risposte dovessero essere tutte negative, forse il progetto non è adatto a noi. Questa analisi preliminare può essere allargata all’intera offerta editoriale: fa di certo una buona impressione la proposta che esplicita eventuali “concorrenti” o al contrario la presenza di un “buco” nel mercato. D’altro canto però è altrettanto bello farsi sorprendere lasciando spazio a progetti inattesi ma che, per una ragione o per l’altra, riescono a catalizzare la nostra attenzione.
Per quanto tempo ancora Filomena della libreria Controvento di Benevento dovrà offrire un caffè per invogliare i genitori a comprare un libro di scienza alle proprie figlie?
Speriamo ancora per poco, ma purtroppo in Italia la percentuale di donne che occupano posizioni tecnico-scientifico è tra le più basse a livello internazionale: 31,71% contro il 68,9 degli uomini. Si sta facendo davvero molto sia in Europa che nel mondo su questo argomento e nello specifico il nostro dipartimento delle pari opportunità in collaborazione con il ministero della pubblica istruzione sostengono iniziative atte a promuovere le pari opportunità e a contrastare gli stereotipi. La scuola ha un ruolo fondamentale in questo percorso nell’incoraggiare le ragazze a intraprendere studi nei campi scientifici, digitali e tecnologici. Tra l’altro, una ricerca della UN Women dimostra che l’80% dei lavori futuri richiederà competenze Stem (Science, Tecnology, Engineering, Mathematics) e le competenze digitali diverranno sostanziali in tutte le professioni. Noi speriamo di invogliare le nostre lettrici, già in tenera età, a seguire senza paura le loro inclinazioni, cercando di rimuovere ostacoli di tipo culturale e valorizzando il potenziale e le passioni che ognuno di noi ha dentro di sé. Siamo quindi disposti ad offrire molti caffè, molte competenze e molta passione a chi vorrà leggere i libri a carattere scientifico.