Frank Asch – ill. di Mark Alan Stamaty, Giallo giallo, Orecchio Acerbo
MIGLIOR LIBRO MAI PREMIATO
Le motivazioni della giuria:
Per averci restituito un albo apparso nel 1971 e perfetta, mirabile interpretazione di un’epoca, delle sue speranze e tensioni.
Per disegni coraggiosamente inconsueti e sorprendenti, accompagnati da una grafica attenta ai ritmi del racconto.
Per offrirsi gioiosamente al gioco e a fertili processi di identificazione.
[recensione di Walter Fochesato, da Andersen 310 – marzo 2014] – L’albo è del 1971 e in Italia conobbe anche una breve apparizione nel catalogo delle Emme Edizioni. Vengo alla storia: un bambino trova per la strada un cappello giallo o, ancor meglio, un casco da edili, di quelli che indossano anche i politici, durante le visite a cantieri o fabbriche. Il copricapo ha sul piccolo protagonista effetti sorprendenti: si sente più sicuro di sé, rispettato, grande, in una parola. A un certo punto, però, passati alcuni giorni incontra il legittimo proprietario: un muratore o manovale dall’aspetto gigantesco e poco rassicurante (almeno così appare al bimbo). Non si perde però d’animo e una volta tornato a casa lo disegna e, già che c’è dà vita ad altre cose del medesimo colore: della paglia, dei limoni ed altro ancora. Quindi piega la carta e ne ricava un berrettuccio (“…e mi stava benissimo!”). Elemento apotropaico, coperta di Linus, giocattolo creativo? Questo e altro ancora, ma ciò che più conta sono i risultati giacché il volume, implicitamente, propone una profonda, positiva identificazione, possibili percorsi, ampliamenti e attività di animazione. Nel contempo l’albo è ben difficile da giudicare e da catalogare e “viaggia” fra poli opposti. Da un lato alcune pagine quasi ci abbacinano per il loro lindore grafico, per la loro voluta, felice essenzialità. E sono quelle finali con la conquistata felicità del cappello appena realizzato. Tutte in giallo, colore dai forti e contrastati valori simbolici ma amatissimo dai bambini. Pagine dove la genialità underground di Stamaty raggiunge vette straordinarie che ricordano il segno provocatorio, maligno e volutamente “grezzo” di Robert Crumb. C’è nelle sue tavole un marcato horror vacui, una tendenza alla costipazione dei segni. Ma la cosa non finisce qui perché in ogni millimetro di spazio disponibile, Stamaty scava, incide, irride, urla, inserisce frammenti dove è facile perdersi. Si resta sgomenti davanti a tanto profluvio di segni e a questi mosaici psichedelici. Leggetelo e giocateci con i vostri figli o alunni o nipoti che siano. È la strada maestra.
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