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Julia Billet – ill. di Claire Fauvel – trad. di Elena Orlandi
LA GUERRA DI CATHERINE
Mondadori
Per la capacità di raccontare una storia del passato con voce autentica e vicina, riuscendo a catturare sulla pagina e negli occhi del lettore le atmosfere della seconda guerra mondiale. Per la struttura dinamica, capace di restituire il ritmo serrato e la concitazione del vissuto della protagonista. Per la capacità delle autrici di intessere un perfetto dialogo tra il testo e le illustrazioni.
La recensione di Vania Imbrogiano su ANDERSEN 351 | aprile 2018)
Rachel è una giovane fotografa piena di vita, studentessa presso la Maison de Sèvres, istituto divenuto noto per l’opera di accoglienza di bambini vittime della seconda guerra mondiale. Entriamo nella vita di Rachel nel momento esatto in cui tutto cambia repentinamente: da un giorno all’altro deve cambiare nome; riscrivere il suo passato; sostituire la propria fede religiosa con un’altra che non rappresenti un rischio; abbandonare i suoi amici e le persone a lei più care. Rachel improvvisamente non esiste più. Al suo posto c’è Catherine, identica nella sostanza, ma diversa all’apparenza, nascosta al sicuro dietro una grande menzogna. Tutto ciò che la tiene ancorata al suo vero essere è la Rolleiflex, la macchina fotografica che Pinguino e Gabbiano le hanno affidato prima della partenza e attraverso la quale Catherine osserverà il mondo sull’orlo del baratro e testimonierà di quelle gesta significative e di persone straordinarie che le hanno salvato la vita. Ha inizio così il viaggio di una protagonista coraggiosa, un viaggio che molti bambini hanno condiviso durante il corso della guerra. Un percorso difficile che la porterà a vivere l’abbandono, l’incertezza e la diffidenza più e più volte, ma che al contempo nutrirà la sua anima e il suo cuore con l’affetto, la scoperta, i nuovi incontri e la speranza. La guerra di Catherine si presenta come un volume corposo, ma ciò non deve necessariamente intimidire il lettore. Basta aprirlo infatti per essere assorbiti dalla ricchezza visiva di questa storia a fumetti. Il ritmo narrativo è serrato, le varie sequenze mostrano un consistente susseguirsi di vignette che diventa espressione della concitazione che ha caratterizzato il vissuto della protagonista. La varietà di cambi di inquadratura e prospettiva contribuiscono a evidenziare il dinamismo della storia. Il tratto della Fauvel è morbido e le forme fluide occupano quasi interamente ogni pagina lasciando poco spazio ai bianchi ed esortando, di conseguenza, il lettore a non fermarsi fino alla fine. La scelta cromatica non sembra lasciata al caso: la leggerezza dell’acquerello si abbina ai toni caldi della terra; gialli, verdi e marroni sono predominanti e rendono la naturalezza di ambienti e paesaggi riuscendo a trasmettere un senso di calma, calore e accoglienza.
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